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20. 04. 2024 13:46

Carlo Signorelli: «La terza ondata è uno scenario possibile, evitiamo gli errori estivi»

Carlo Signorelli, docente all'università Vita-Salute San Raffaele, in esclusive per Mi-Tomorrow fa il punto sulla situazione epidemiologica

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I contagi sembrano più sotto controllo rispetto alle scorse settimane, eppure la Lombardia è destinata rimanere zona rossa almeno fino al prossimo 3 dicembre. Nonostante questo, la pandemia sembra rallentare leggermente, come spiega a Mi-Tomorrow Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’università Vita-Salute San Raffaele.

Come sta evolvendo la pandemia negli ultimi giorni?

«Si è raggiunta la cosiddetta fase di plateau con gli indicatori di trasmissione, il famoso indice Rt, che prevedono una discesa del numero delle nuove infezioni nei prossimi giorni. IL calo dei casi, ricoveri e decessi ci sarà, ma non sarà così veloce».

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Secondo lei le misure adottate fin qui stanno dando risultati apprezzabili?

«Hanno contribuito all’abbassamento della curva che era l’obiettivo per cui sono state adottate».

Come sta andando in Lombardia?

«Dati recenti indicano che l’Rt è praticamente tornato al livello di uno e le proiezioni sulle occupazioni dei posti letto incluse le terapie intensive indicano una stabilizzazione nelle prossime tre settimane. Ritengo che l’avere adottato alcune misure restrittive con anticipo rispetto al Dpcm di novembre abbia contribuito al calo dei contagi prima di altre regioni».

Siamo davvero di fronte a una discesa della curva come ha detto il governatore Fontana?

«In sequenza temporale nelle curve epidemiche scendono gli indici (Rt) che rappresentano i nuovi contagi, poi il numero di infetti notificati, poi le occupazioni ospedaliere e infine i decessi. Siamo all’inizio di questa fase».

Cosa bisognerebbe fare per far scendere la curva dei contagi?

«Continuare a tenere comportamenti prudenti e a rispettare le regole di distanziamento, di uso della mascherina e di igiene personale. Tuttavia recenti dati mostrano come i nuovi focolai siano perlopiù di origine domestica, in percentuale addirittura superiore al 90%, il che sottolinea come bisogna essere più rigorosi con gli isolamenti fiduciari e come le buone regole di prevenzione siano da rispettare anche dentro casa».

Capitolo terapie intensive, come stanno davvero le cose?

«Il numero totale dei ricoverati in terapia intensiva è ancora in aumento perché la permanenza media dei pazienti è piuttosto lunga. Quindi in prospettiva non c’è una vera emergenza ma la situazione resta ancora critica. Dal nostro osservatorio vediamo l’andamento dei ricoveri negli ospedali del gruppo San Donato, dove, in questo momento, sono ricoverati circa mille pazienti con covid di cui 50 nelle terapie intensive. Significa che il paziente che riceve cure tempestive ed efficaci avrà meno bisogno della terapia intensiva».

Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni?

«Un progressivo calo dei nuovi casi e della percentuale dei tamponi postivi. In seguito la diminuzione dei posti letto occupati da pazienti Covid e, da ultimo, il calo dei decessi».

Adesso però si parla già di una terza ondata…

«E’ uno scenario possibile e per questo dobbiamo evitare gli errori dell’estate con l’attenuazione delle misure di prevenzione comportamentale e i relativi controlli. Le riaperture dovranno essere graduali e prudenti».

Cosa deve fare adesso l’Italia per preparare al meglio la campagna vaccinale?

«Una volta identificati i vaccini da utilizzare occorre predisporre un piano analitico per la distribuzione, la chiamata degli interessati e la modalità di somministrazione di una o di due dosi».

Quando arriverà l’immunità di gregge?

«Alcuni studi recenti hanno stimato nel 60-70% la copertura anticorpale necessaria per creare un’immunità di gregge. Siamo lontanissimi da quel livello in Italia attualmente e credo che si possa raggiungerla solo con un vaccino efficace somministrato su larga scala».

Nel frattempo in vista del Natale come deve procedere l’Italia?

«Lasciamo che le istituzioni prendano le decisioni politiche più opportune dopo valutazione attenta di tutti gli aspetti. Noi esperti di sanità pubblica diamo chiavi di lettura e spunti basati sulle evidenze scientifiche che, in generale, suggeriscono una grande prudenza. Le decisioni più difficili riguarderanno le riaperture delle scuole e degli impianti sciistici».

La Lombardia è pronta a uscire dalla zona rossa?

«Al momento l’indicazione nazionale è di attendere un periodo di almeno due settimane con indicatori migliorati prima di cambiare di categoria, per esempio da rosso ad arancione. Tuttavia sono in corso discussioni sulla modifica degli indicatori (che potrebbero scendere da 21 a 5 come chiesto da alcune Regioni) e la gestione degli algoritmi che determinano le fasce di rischio».

 

 

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