Giacomo Poretti: «In Fare un’anima non faccio il teologo, mi pongo domande»

anima
anima

Quanti di noi oggi si occupano dell’anima? Su questa parola un po’ fuori moda, in un mondo che si affida alla tecnologia per qualsiasi cosa, si sviluppano le provocazioni e le domande del nuovo spettacolo scritto e interpretato da Giacomo Poretti Fare un’anima, che arriva al Teatro Leonardo da giovedì al 25 novembre. Il comico nella sua nuova veste solitaria, senza i suoi compagni di vita lavorativa Aldo e Giovanni, spiega a Mi-Tomorrow il nuovo progetto.

Come si può fare un’anima?

«Quella di farsi un’anima oggi è una tra le cose più difficoltose, ma credo anche più affascinanti. Con questo spettacolo mi interessava suscitare delle domande, da qui è partita la provocazione che è la base di questo monologo teatrale».

In questo spettacolo ci sarà spazio anche per sorridere?

«Si ride sicuramente perchè ho cercato di prendere in esame tutte le cose della modernità, sottoponendole ad una critica abbastanza feroce. Si ride, ma ci si pone anche delle domande. Tutta la provocazione al centro dello spettacolo parte da un fatto realmente accaduto a me e a mia moglie».

Racconta…

«Quando nacque nostro figlio Emanuele venne un vecchio sacerdote a trovarci e guardando il bambino disse: “Bene avete fatto un corpo adesso dovete farne un’anima”. Sembrava una frase bellissima e poetica, ma è complicato farla vivere nel quotidiano. E’ una frase che non è mai andata via, è rimasta lì, la trovo una provocazione interessantissima e bellissima».

E’ un periodo particolare della tua vita?

«Sto cercando di porre l’attenzione su domande che mi interessano e che mi inquietano. Credo che tutti almeno una volta nella vita ci siamo posti le fatidiche domande: chi siamo, da dove veniamo, perchè siamo qui e a quale scopo. Ma non ho cambiato lavoro, non faccio il teologo o il filosofo… sono sempre un comico».

 

Da giovedì al 25 novembre alle 20.30

Teatro Leonardo

Via Ampère 1, Milano

Biglietti: 27 euro su vivaticket.it