Dalla clinica “La Madonnina” una speranza in più per diventare genitori

“La Madonnina”
“La Madonnina”

Le coppie in cerca di un figlio oggi hanno una speranza in più alla casa di cura “La Madonnina”. Il centro di fecondazione assistita è aperto anche ai trattamenti per la procreazione assistita eterologa consentiti dalla legge italiana. Rispettando i più rigidi standard clinici internazionali. A dirigere il nuovo centro è Mario Mignini Renzini, che con la sua équipe, composta da Alessandra Vucetich, Raffaella Borroni e Stefania Piloni, vanta una pluriennale esperienza nell’ambito delle tecniche di Pma.

Il laboratorio, elemento strategico per la buona riuscita dei trattamenti, è diretto da Mariabeatrice Dal Canto, biologa tra le più esperte in Italia in questo ramo della medicina. Nell’ambito dell’ultima indagine condotta dall’Istituto superiore di sanità sulla Pma emerge che, nel 2016, su un totale di 54.620 trattamenti iniziati dai centri partecipanti all’indagine, solo 714 sono di tipo eterologo, una percentuale pari quindi all’1,3% del totale. Di questi solo 16 riguardano la regione Lombardia, un numero troppo basso per poter coprire le esigenze della popolazione sia regionale sia nazionale.

«L’autorizzazione alla esecuzione di tecniche di procreazione assistita eterologa in Italia è arrivata nel 2014, ma a causa di diversi fattori mancano ancora nel nostro Paese donatori e donatrici di seme e ovociti. Per questa ragione buona parte dei centri italiani ha stretto accordi con banche di gameti estere, dalle quali acquisisce ovociti vitrificati che, una volta trasportati in Italia, vengono scongelati e impiegati nei trattamenti per le coppie in Italia – spiega Mignini Renzini -. Purtroppo, il processo di scongelamento riduce i tassi di successo dei trattamenti a causa della variabilità nei tassi di sopravvivenza degli ovociti vitrificati.

In Lombardia, ad oggi, l’offerta di servizi di Pma eterologa è scarsa e si basa sul reperimento di ovociti all’estero». Grazie alla partnership tra La Madonnina e Clinica Eugin le coppie potranno accedere a un modello operativo che si basa sull’inseminazione di ovociti freschi, in Spagna, per ottenere embrioni che vengono vitrificati e successivamente trasferiti nell’utero della paziente ricevente in Italia, ottenendo dei tassi di successo del tutto simili a quelli ottenuti con il transfer di embrioni freschi.

Tecnica disponibile anche nel pubblico
Cosa dice l’attuale legge italiana in materia

In Italia la cosiddetta fecondazione eterologa è consentita, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale, dal 2014. A questa tecnica, però, possono accedere, secondo la norma, solo “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”, per le quali è stata accertata e certificata una patologia che sia causa irreversibile di sterilità o infertilità per uno o per entrambi i partner. Nel 2017 il Ministero della Salute ha inserito questa pratica nei nuovi “Livelli essenziali di assistenza” che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire ai cittadini. Ecco perché oggi è possibile ricorrere alla fecondazione eterologa anche negli ospedali pubblici.

Cinque anni fa, proprio in seguito all’abolizione del divieto di questa tecnica, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha definito e concordato le principali linee guida al fine di rendere uniforme su tutto il territorio nazionale l’accesso alla fecondazione eterologa. In particolare, la donazione dei gameti maschili e femminili deve essere volontaria e non deve prevedere alcuna retribuzione economica. Gli uomini devono avere un’età compresa tra i 18 e i 40 anni, mentre l’età delle donne deve essere compresa tra i 20 e i 35 anni.

Inoltre, in base alla norma, “la donazione deve essere anonima, cioè il donatore non potrà conoscere la coppia ricevente e viceversa” e “le cellule riproduttive di un medesimo donatore non potranno determinare più di dieci nascite”. Infine, la coppia ricevente non può scegliere il donatore. Anche se i Centri di procreazione medicalmente assistita devono “assicurare la compatibilità delle principali caratteristiche fenotipiche del donatore con quelle della coppia ricevente”, come il colore della pelle, degli occhi, dei capelli e il gruppo sanguigno.

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