Animali in corsia, gli ospedali aprono a cani e gatti

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In Lombardia circa il 60 per cento degli ospedali, consente l’accesso degli animali domestici affinché possano fare visita ai loro proprietari. La Regione, infatti, ha dato applicazione alle linee guida entrate in vigore nel 2017, mettendo a disposizione spazi e reparti adibiti proprio a questo scopo.

 

Perché – come sostengono gli stessi medici – incontrare il proprio cane, gatto o coniglio non può che migliorare lo stato dei pazienti. «E’ stato ormai ampiamente dimostrato che gli interventi assistiti con gli animali hanno un’importante valenza terapeutica, riabilitativa, educativa e ludico-ricreativa», conferma a Mi-Tomorrow Valentina Di Mattei, psicologa clinica dell’ospedale San Raffaele di Milano.

Quali sono i principali vantaggi per i malati negli ospedali dal punto di vista psicologico?
«C’è senza dubbio un accrescimento delle competenze relazionali e comunicative attraverso la funzione di mediatore emozionale e facilitatore delle relazioni sociali svolta dall’animale».

Che cos’altro?
«Sono stati dimostrati anche lo sviluppo delle capacità empatiche, la limitazione dell’isolamento sociale, la stimolazione della motivazione e della partecipazione alle attività, il miglioramento della qualità di vita globale, il rinforzo dell’autostima e del senso di auto-efficacia, la promozione della crescita e dello sviluppo delle potenzialità personali».

E quali sono i vantaggi terapeutici?
«Possono essere molteplici. Quelli fisici sono il miglioramento delle abilità motorie e delle condizioni di equilibrio. Quelli emotivi sono l’incremento delle interazioni, delle abilità ricreative, dell’autostima, la riduzione dell’ansia e il contenimento dei vissuti di solitudine. Quelli cognitivi sono l’ampliamento del vocabolario, il potenziamento delle capacità di attenzione e di memoria a breve e lungo termine, l’apprendimento di concetti legati alle caratteristiche degli animali. Quello motivazionali sono la stimolazione della partecipazione ad attività di gruppo e delle interazioni con gli altri».

Ci sono specifiche patologie che gli animali negli ospedali possono contribuire a lenire?
«Gli interventi assistiti con gli animali possono trovare applicazione in un’ampia varietà di ambiti, risultando efficaci sia nella cura di patologie fisiche e sensoriali, sia di disturbi psichiatrici, neurologici e comportamentali, emotivi e relazionali. Inoltre, possono essere indirizzati a soggetti di diverse fasce di età, dall’infanzia, all’adolescenza, all’età adulta, fino alla vecchiaia».

Quali animali domestici sono più indicati?
«I cani sono certamente i più versatili, in virtù della loro spiccata capacità di interagire con l’uomo, della loro grande adattabilità, intelligenza e sensibilità. Altri animali utilizzati sono il gatto e il coniglio».

A quali malati pensate, in particolare?
«L’ingresso degli animali in ospedale può produrre benefici per diverse categorie di utenti: persone con difficoltà relazionali o in stato confusionale perché affette da morbo di Alzheimer, sclerosi multipla, demenza, schizofrenia, ictus. Ma anche persone con disabilità fisiche, quali morbo di Parkinson, distrofia muscolare, spina bifida, o con disturbi dello sviluppo, quali sindrome di Down, sindrome fetale da alcool, paralisi cerebrale, autismo, iperattività, deficit da attenzione. Infine, persone con problemi di udito e vista o che hanno subito deprivazioni sensoriali, oltre a quelle affette da disturbi come ansia, depressione, schizofrenia, disordini alimentari, senza dimenticare i malati terminali».

I PRO

1 – Accompagnamento e supporto emotivo degli utenti durante l’ospedalizzazione

2 – Funzione di ponte con il mondo esterno

3 – Contenimento dell’ansia e della sofferenza psico-fisica legata alla malattia

4 – Facilitazione dell’espressione delle emozioni e dei vissuti soggettivi

5 – Promozione del senso di efficacia personale attraverso l’esperienza di accudimento

I CONTRO

1 – Separazione forzata dall’animale in corso di terapia

2 – Stress a carico dell’animale

3 – Rischio che si creino situazioni di disparità tra gli utenti

4 – Necessità di investire risorse nella creazione di strutture adeguate

5 – Mancanza di una legge nazionale che regolamenti queste pratiche


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