Centro XXV aprile alla deriva: «L’impianto merita rispetto»

Un centro «d’importanza vitale per l’atletica leggera» ridotto un colabrodo. L’allarme di Mauri, presidente Fidal Lombardia: «Lavori fatti male nel 2011»

L’impiantistica sportiva a Milano: croce e delizia di chi deve fare ma, purtroppo, ha sempre il freno a mano tirato. L’ultima esperienza negativa quella del Centro XXV Aprile, che circa quindici giorni fa, in una giornata particolarmente caratterizzata da un vento forte, ha perso alcuni pezzi. «Per fortuna non si è ferito nessuno, ma chiediamo una definitiva messa in sicurezza», sentenzia a Mi-Tomorrow Giovanni Mauri, presidente Fidal Lombardia.

 

Centro XXV Aprile, parla Giovanni Mauri

Giovanni Mauri
Giovanni Mauri

Mauri, cosa succede?
«Succede che l’impianto, ad oggi chiuso causa disposizioni governative per l’emergenza sanitaria, ha perso dei pezzi della sua struttura. Per fortuna non si è ferito nessuno».

Parliamo di un impianto che dovrebbe essere fiore all’occhiello della città.
«Il Centro XXV aprile è un impianto di importanza vitale per l’atletica leggera. Qui si allenano grandi atleti come Eleonora Giorgi, terza ai mondiali e sono cresciuti campioni come Francesco Panetta e l’olimpico Alberto Cova. È una fabbrica di atleti e uomini, per me una pista d’atletica vale come una biblioteca e una scuola per importanza sociale».

Ci spiega la genesi di questi problemi?
«I lavori in questo impianto sono iniziati nel 2011 e, va ammesso, non sono stati fatti bene: un progetto seguito da Milanosport con un progettista di Coni Servizi che, nonostante il grande lavoro, ha commesso molti errori. Confidiamo nella messa a punto rapida della struttura per rimetterla a disposizione della città. Invito le istituzioni, quando si placherà l’emergenza coronavirus, a lavorare per lasciare alle spalle tutti i problemi strutturali dell’impianto».

Cosa chiede, in particolare?
«Nessun aiuto economico, vogliamo solo che vengano sistemate le difformità connesse a quest’impianto. E che ci sia la messa in sicurezza di tutto, che non sia una semplice folata di vento a far uscire dei pannelli dalla loro sede».

Anche perché a Milano c’è un mondo che ruota attorno all’atletica.
«Sono 20mila solo i tesserati tramite il comitato provinciale guidato da Paolo Galimberti. A questi vanno aggiunte le decine di migliaia atleti e atlete che corrono e hanno nei parchi cittadini il loro naturale collocamento. È di vitale importanza tornare in possesso della struttura. Sono sicuro che il sindaco Sala e l’assessore Guaineri, superata l’emergenza coronavirus, sapranno dare le risposte che la città merita».

Come si posiziona Milano rispetto al resto d’Europa?
«A Madrid e dintorni, ad esempio, ci sono 42 impianti di atletica leggera e uno stadio da 10mila posti. A Parigi due impianti indoor e varie piste. L’auspicio è che Milano sappia avere un’impiantistica adeguata al valore suo e della gente che la vive».

Certo è che aver perso il Golden Gala non aiuta…
«Gli standard della federazione mondiale sono molto complicati. Diciamo che entro fine aprile l’Arena avrà una bellissima pista. E prossimamente ospiterà anche dei meeting. Peccato per il Golden Gala, ma pensi che solo per creare una tribuna stampa adeguata bisognava spendere circa 500mila euro. Le risorse sono importanti, è giusto non disperderle».

Qual è il suo sogno?
«Non voglio sognare, voglio stare con i piedi per terra. Viviamo un momento di tante emergenze sociali, ma bisogna cercare di valorizzare quanto abbiamo. Va bene l’Arena, ma ci sono anche altre situazioni in parte migliorabili».

Ad esempio?
«Penso al centro Carraro in zona Gratosoglio, chiuso per una causa legale da oltre un anno. Ma anche al centro sportivo Saini, struttura molto vecchia, dove ora è stata rifatta la pista. Una spinta serve, non ci interessa sognare: vogliamo concretezza».

centro xxv aprile
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