Un gesto folle, un fatto orribile. Non ci sono altre spiegazioni per descrivere l’azione compiuta da Alessia Pifferi, mamma di 37 anni, nei confronti della figlia Diana, abbondonata in casa per sei giorni e ritrovata morta di stenti. Nella convalida del fermo per omicidio volontario spuntano le motivazioni del folle gesto.
Bimba lasciata morire: i motivi del gesto
Di fronte all’alternativa di far funzionare la relazione col compagno o di accudire sua figlia di un anno e mezzo, lasciata sola in casa per 6 giorni a Milano, ha scelto la prima, sapendo benissimo che poteva morire. L’ha confessato lei stessa e sta in questa decisione, frutto di una “personalità non equilibrata”, la “principale motivazione” che ha spinto Alessia Pifferi, 37 anni, abituata a mentire ai familiari e alle persone vicine, ad abbandonare la figlia Diana: «Io ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui (il compagno, non è il padre della bimba, ndr) e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire; è per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire», è il passaggio chiave dell’interrogatorio di Pifferi davanti al giudice.
La madre chiuse la porta della casa di Milano nel tardo pomeriggio del 14 luglio, mettendo accanto a Diana solo un biberon con del latte, andò dal compagno a Leffe (Bergamo), ripassò con lui, ignaro di tutto, per Milano, il lunedì. Ma non andò dalla figlia e rientrò in via Parea solo il 20 luglio. Nelle ultime settimane, per diversi weekend, era andata da lui senza portare la figlia. Gli diceva che “Diana rimaneva con la sorella” o con “la babysitter”. Ovviamente erano tutte bugie.
Pifferi non si è limitata a prevedere e accettare “il rischio” che la piccola morisse ma, “pur non perseguendolo come suo scopo finale, alternativamente” lo ha voluto. Così ha giustificato il fatto di essere passata per Milano senza correre da Diana per salvarla. Il giudice ha escluso l’aggravante della premeditazione, confermando i futili motivi, ma “il quadro potrebbe decisamente cambiare” se dall’autopsia, che non è stata ancora fissata, venisse fuori che la madre le aveva “somministrato” benzodiazepine.