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29. 03. 2024 15:30

«Il Covid è una cosa di Allah», l’estremista milanese patteggia e torna in libertà

L'uomo era stato arrestato lo scorso luglio con l'accusa di proselitismo via social

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«Il Covid è una cosa di Allah», era uno dei messaggi per i quali Nicola Ferrara, 38enne convertito all’Islam, era stato arrestato a Milano dai carabinieri del Ros. Secondo gli inquirenti avrebbe stretto legami con alcuni estremisti dell’Isis. Tra le altre accuse anche quella di istigazione via social alla “Jihad globale”. Nonostante la pena inflitta di 5 anni di reclusione, l’uomo è riuscito a patteggiare due anni di pena con la sospensione della condizionale e quindi, a tornare in libertà.

I fatti. L’uomo, finito in manette nel luglio 2020, si sarebbe radicalizzato nel 2015 cambiando il proprio nome in “Issa”. In base alle ricostruzioni avrebbe frequentato l’associazione culturale «Al Nur» di Milano: due minorenni che frequentano il centro avevano raccontato del tentativo di “Issa” di coinvolgerle nelle sue tesi estremiste.

Dall’indagine emerse anche un’intercettazione del 27 marzo in cui Ferrara commentava che l’emergenza Covid «è una cosa di Allah, una cosa positiva» perché «la gente sta impazzendo» e per i non musulmani «tutto l’haram (parola che in arabo significa «ciò che è vietato», ndr) adesso è difficile farlo» cioè sono stati «tolti loro i vizi quali fumare, bere e andare in giro, che caratterizzano il loro stile di vita».

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Sempre secondo gli inquirenti Ferrara cercava di far proselitismo via social ormai da 5 anni diffondendo messaggi, foto di Bin Laden ed altre immagini legati ai gruppi terroristici islamici.

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