Emergenza coronavirus: quando il gioco si fa duro, dobbiamo tirare fuori il meglio

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emergenza coronavirus - foto di Lisa Zanirato

I giorni dell’entusiasmo della prima fase della battaglia stanno passando. Si comincia a fare più fatica, molta più fatica a uscire sul terrazzo a cantare, a sventolare bandiere e striscioni improvvisati. Siamo in un limbo, sospesi tra un “noi” che iniziamo a sentire scricchiolare, e un “io” che piano piano si fa domande di senso e materiali.

 

Emergenza coronavirus, cosa succederà?

Cosa succederà? L’ansia si fa strada, l’angoscia è dietro l’angolo. È il momento della guerra di posizione, una trincea che si fa sempre più silenziosa, e una domanda che ci rimbomba in testa continuamente: quando finirà? e quando finirà, cosa succederà? In questo momento sono le domande che ci poniamo a essere più importanti delle risposte.

Le istituzioni decidono, noi non possiamo fare altro che adeguarci e rispettare scelte che non sono prese a casaccio, ma frutto di valutazioni sanitarie imprescindibili. Ma possiamo domandarci, interrogarci, indagarci. Una forma di resistenza essenziale se non vogliamo farci sopraffare dallo scoramento.

Milano si rialzerà, lo ha sempre fatto da quando è nata. Non è questo il punto, non è da discutere il se, ma il come. La questione è chi farà la ricostruzione e soprattutto chi la pagherà. Bisogna arrivare preparati a quel giorno.

Emergenza coronavirus, fondamentali i prossimi giorni

I prossimi giorni saranno fondamentali, ci metteranno a dura prova psicologica, verrà messa in discussione la nostra capacità di reggere. Poi verrà il tempo in cui saranno i danni materiali a preoccuparci. In quel momento, arrivare preparati, essendoci posti le domande giuste al momento giusto, sarà fondamentale.

Bisognerà esigere risposte all’altezza della situazione. I milanesi sono abituati a cadere e rialzarsi. Torneremo ad “ammazzare al sabato” perché gli altri giorni si lavora. Perché in fondo, noi, a Milano, facciamo così.

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