Halloween, l’è el dì di mort: alegher!

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Le tradizioni, l’identità, le radici culturali. Quando si tocca l’argomento Halloween entra in gioco un po’ tutto. Una festa pagana, anglosassone, con cui abbiamo poco a che fare, dicono alcuni. Basterebbe ricordare che Ferragosto nulla ha a che vedere, nella sua origine, con l’ascensione della Madonna (Feriae Augusti, roba da Impero romano).

 

Le tradizioni sono fatte per essere modificate e nulla vieta che ne nascano di nuove. Halloween è assolutamente compatibile con la nostra città, la sua cultura e le sue tradizioni. Un momento di festa, uno in più fa sempre meglio di uno in meno. Ci saranno tante occasioni per tutte le età: da spettacoli, feste e giochi per i più piccoli ai party più scatenati per i giovani e i diversamente giovani.

Che male c’è? Se qualche bimbo girerà per i palazzi suonando ai campanelli e urlando gioiosamente «Dolcetto o scherzetto» al massimo potrà incontrare lo stupore di qualche sciura – o di qualche sciuro – che si domanderà: «Cos’è che vuole questo qui?». Ormai questa giornata sta sempre più prendendo piede, corpo e anche anima a Milano. Sta diventando anch’essa una tradizione.

D’altra parte quale città ha più strati di innovazioni che sono diventate tradizioni di Milano? Che poi, a vederci bene, qui c’è sempre stato posto per una sottile ironia sulla morte, per una costante esigenza di sdrammatizzarla, di esorcizzarla.

Ed è il senso di questa festa celtico/gaelica che affonda le sue origini nella notte dei tempi. C’è sempre un punto di incontro, il terreno fertile su cui può fiorire una pianta di un altro continente, di un altro paese ed ecosistema. D’altra parte, lo scriveva il poeta meneghino Delio Tessa: «L’è el dì di mort, alegher!».


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