Milano, la forza e il lato oscuro

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Sì, parliamo ancora di Milano prima in Italia, Milano che stacca tutte le altre città italiane nelle classifiche. A fare impressione è il numero di parametri utilizzati dalla storica graduatoria del Sole 24 Ore, l’ultima in ordine di tempo: oltre 90.

 

Dal benessere economico a quello culturale, fino alle opportunità per i giovani. Leggendo i dati, i primati settore per settore, c’è più di una ragione per essere felici, quasi da sfoderare un orgoglio bauscia che in realtà non è mai stato l’abito della nostra comunità meneghina. Ci sono però dei dati che vanno letti più in profondità.

Uno di questi è la capacità di Milano di attrarre giovani da altre realtà italiane, in grande parte laureati, i “migliori cervelli” per usare un luogo comune fin troppo abusato. Questo fenomeno, se da un lato può farci gioire per la forza attrattiva della nostra città, deve interrogarci sulle mancanze di occasioni, di opportunità, che subiscono le altre province italiane (che poi, in fondo, era ciò che sosteneva qualche tempo fa il ministro Provenzano).

Può sembrare un ritornello, ma non possiamo più non affrontare il tema del solco che si sta sempre più scavando tra Milano e il resto d’Italia. Ci sono poi altri parametri che andrebbero analizzati: è difficile non storcere il naso sulla qualità della vita se pensiamo ai dati sull’inquinamento ambientale, dell’aria della città e del suo hinterland.

Così come non possiamo non tenere conto delle differenze e delle diseguaglianze tra centro e periferie, tra capoluogo e hinterland; è imprescindibile il tema della casa, del costo sempre più insostenibile degli affitti. In definitiva, primi sì, ma, per dirla manzonianamente, con juicio. Per fortuna, la consapevolezza sta aumentando: orgogliosi dei successi certamente, ma anche pancia a terra perché i problemi, da risolvere, sono ancora tanti.