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23. 04. 2024 14:22

A Milano per la scuola una gestione scellerata

La situazione scolastica a Milano poteva essere gestita meglio. A farne le spese come sempre ragazzi e genitori

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È sicuramente positivo che a Milano si sperimenti una serata in discoteca al chiuso: uno dei tanti modi per costruire un ritorno alla normalità pieno. Così come è fondamentale tutto quello che può far ripartire la città nella più ampia sicurezza possibile.

Abbiamo bisogno di tornare a crescere e correre. L’attivismo economico e culturale è senza dubbio positivo ed è da incoraggiare. Una volontà che stride, invece, con l’immobilismo che alcuni settori della città ancora dimostrano.

Scuola, si poteva fare meglio?

Sulle scuole, purtroppo, Milano non ha brillato per spirito di iniziativa, per sperimentazione di soluzioni, per capacità di venire incontro ai genitori, bambini, studenti, per coraggio di prendere decisioni.

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Dopo la “geniale” idea delle graduatorie per i centri estivi, in cui ai genitori in smart working venivano assegnati meno punti (per fortuna, non c’è stato bisogno di graduatorie, a quanto pare), l’ultima occasione che ha dimostrato tutti i limiti della gestione della pubblica istruzione a livello comunale sono emersi in occasione dell’assemblea sindacale di Milano Ristorazione.

I genitori dei bimbi delle scuole dell’infanzia hanno dovuto prendere i figli alle 12.30/12.40, portarli a casa per il pranzo e poi riportarli dopo un’ora a scuola, non essendo disponibile il servizio mensa (e sia chiaro, i lavoratori e le lavoratrici hanno tutto il diritto di fare la loro assemblea: è l’amministrazione che deve provvedere alle alternative).

Non è stata pensata alcuna soluzione d’emergenza , così come è stato impedito il pranzo al sacco, consentito invece alle elementari. In una situazione di normalità, il disagio di un giorno non farebbe e non dovrebbe fare neanche notizia. Per carità, non finisce il mondo, mamme e papà si sono organizzati facendo i soliti salti mortali.

Il problema è che è l’ennesimo episodio, in oltre un anno e mezzo, in cui incapacità di prendere decisioni, mancanza di comunicazione tempestiva e direi anche “empatica”, eccessi di pensiero burocratese, paura a prendersi responsabilità si scaricano sulle famiglie e sui più piccoli.

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