Le cronache degli ultimi mesi sono piuttosto sature di episodi di violenza giovanile in città: risse in pieno centro e nelle zone della “movida”, schiamazzi fino a tarda notte, atti di vandalismo senza senso.
Movida violenta, quali sono le cause?
Il ritorno a una quasi normalità dopo le restrizioni sembra aver sortito in alcuni giovani milanesi un effetto opposto a quello della gioia spensierata, della voglia di divertirsi in modo allegro. Come al solito il dibattito politico si concentra sugli effetti e sulle misure da adottare per arginare i problemi di ordine pubblico, specie nelle zone centrali e residenziali (come se in altre zone meno fortunate ci fosse una sorta di obbligo all’assuefazione), perché l’immagine della città è importante (anzi, forse è l’unica cosa che conta?).
Nessuno che si interroghi sulle cause. Probabilmente sono molteplici, non c’è una sola miccia scatenante. Servirebbe comprendere (che non significa affatto giustificare): il che presuppone indagare su quanto e come è cambiato il consumo di alcol tra i più giovani, su quanta influenza hanno le droghe e quali vengono assunte maggiormente. E, soprattutto, indagare sul perché molti ragazzi abusano di alcol e droga.
Per quanto possa sembrare “buonista”, c’è un disagio che colpisce i nostri giovani (ricordiamolo, una parte minoritaria: comunque Milano non è certo diventata il Bronx dei film polizieschi americani). Bisogna capire: quali effetti ha avuto la pandemia, quali sono i bisogni, le ansie, i sogni, le delusioni. Quali sono le prospettive che hanno di fronte e perché alcuni sentono l’esigenza di sfogarsi con l’aggressività (ma non solo: il silenzio a Milano sugli episodi di suicidi tra i più giovani è stato assordante).
Solo conoscendo si può pensare di dare qualche risposta non moralista, non paternalista o rigorista. Ma, semplicemente, una risposta giusta.