Alberto Pellai, bullismo e psicoterapia: «Attenzione a chi cerca scuse per non andare a scuola»

Pellai (Università Statale): «Ai genitori consiglio il controllo»

alberto pellai
alberto pellai

Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, è ricercatore presso il dipartimento di Scienze Bio-Mediche dell’Università degli Studi di Milano e autore, tra gli altri, insieme a Barbara Tamborini, di libri dedicati alla preadolescenza come L’età dello tsunami e La bussola delle emozioni.

 

Alberto Pellai, l’intervista

Cosa distingue il bullismo dalla semplice presa in giro?
«La vittima del bullo si identifica solo nella propria storia di vittimizzazione. Si sente costantemente minacciato e impotente. Di solito questo comporta che i ruoli si siano cristallizzati all’interno del suo gruppo di appartenenza, mentre nel caso della presa in giro il bambino sa che è un episodio passeggero».

Quali sono i segnali che il proprio figlio è vittima di bullismo?
«In genere il ragazzo comincia a comportarsi in modo diverso dal solito. Il genitore ha come l’impressione che il figlio senta sulle spalle un peso di cui non può liberarsi. Un altro segnale molto frequente è che il bambino cominci a trovare scuse per non voler andare a scuola. Nel caso in cui, invece, il ragazzo racconti episodi specifici, il genitore deve capire se con quel compagno c’è solo una relazione difficile o se si tratta di vero e proprio bullismo».

Come si può aiutare il ragazzo a riacquistare l’autostima?
«I genitori possono aiutarlo organizzando occasioni di socializzazione positive, come invitare compagni di scuola a casa, o fargli frequentare altri ambiti come quello sportivo o gli scout nei quali si senta accolto. In questo modo può riconquistare il senso del proprio valore e non sentirsi rinchiuso in ciò che il bullo vuole fargli credere».

Alberto Pellai, il comportamento dei genitori

Come deve comportarsi il genitore di un bullo?
«Bisogna fargli comprendere la sofferenza che l’altro ragazzino ha provato a causa sua e concordare con lui azioni riparative. Se le segnalazioni dei suoi comportamenti sbagliati provengono da più contesti allora forse è il caso di rivolgersi allo psicologo della scuola o al pediatra. La ricerca evidenzia come, una volta adulti, i bulli stanno molto peggio delle loro vittime».

Tra bullo e vittima c’è chi assiste senza fare nulla. Come si può educarlo all’empatia?
«Nei progetti nelle scuole si lavora soprattutto su quest’aspetto. Il bullo compie le sue azioni perché cerca l’apprezzamento di un pubblico. Se questo non accade, “si sgonfia”. Ma il grosso problema è che, mentre li educhiamo alla vita reale, loro sono già iperattivi su internet».

Come devono regolarsi a tal proposito i genitori?
«Se si trova difficile negare ai figli undicenni il cellulare, bisogna controllarli il più possibile, perché a quell’età non hanno assolutamente la maturità necessaria per schivare i pericoli della rete».

alberto pellai
alberto pellai