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29. 04. 2024 01:29

Milano non è una città per chi lavora: il divario tra retribuzioni e costi abitativi, tra palco e realtà

Con uno stipendio di 1.500 euro si possono comprare 23 metri quadri

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Milano non è una città per chi lavora, il motore economico d’Italia sta affrontando un paradosso che minaccia il tessuto sociale della città: il divario tra retribuzioni e costi abitativi si è drammaticamente ampliato, lasciando indietro lavoratori e famiglie. L’Osservatorio Casa Abbordabile (www.oca.milano.it), in collaborazione con istituzioni di rilievo, ha presentato un report che dipinge un quadro preoccupante della situazione milanese.

Un’analisi sconcertante: la crescita ineguale

Dal report emerge che mentre il 34% dei contribuenti milanesi dichiara un reddito lordo inferiore a 15.000 euro, i prezzi delle abitazioni e gli affitti hanno visto un’escalation del 41% e del 22% rispettivamente dal 2015 al 2021. Le retribuzioni medie, invece, hanno fatto segnare incrementi esigui: solo il 3% per gli operai e il 7% per gli impiegati.

Milano post Expo 2015: gli effetti a lungo termine

Il boom di Milano, innescato da EXPO 2015, ha innalzato il valore immobiliare in aree sempre più distanti dal centro. Questo fenomeno ha forzato i lavoratori con redditi medio-bassi a migrare verso le periferie. Tuttavia, anche questi quartieri periferici stanno diventando inaccessibili, spingendo i prezzi ancora più in alto.

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Edilizia pubblica: una risposta inadeguata

Il numero di alloggi di edilizia residenziale pubblica non è sufficiente a soddisfare la domanda. Tra il 2015 e il 2021, soltanto l’1,1% dei permessi di costruzione apparteneva ad enti pubblici, rendendo la situazione abitativa per i cittadini a basso reddito ancora più critica. I contratti di locazione hanno registrato invece un aumento significativo, con un salto notevole nel settore transitorio. Contestualmente, i prezzi delle compravendite hanno subito una crescita media del 40,7%, con picchi preoccupanti in zone soggette a rigenerazione urbana.

Salari vs. spese abitative: gap incolmabile

Confrontando i salari stagnanti con i crescenti costi di abitazioni e affitti, si evince un gap crescente. Per esempio, la retribuzione media degli operai cresce 13,6 volte meno rapidamente rispetto al prezzo di acquisto delle abitazioni. La ricerca sottolinea come per molti, specialmente per i nuovi arrivati e i cittadini con redditi medio-bassi, il salario non è più sufficiente a garantire una vita dignitosa. Con il 57% dei contribuenti sotto la soglia dei 26.000 euro annui, la possibilità di acquistare o affittare diventa un lusso irraggiungibile per molti.

Verso una città di contrasti: Milano non è una città per chi lavora, futuro a rischio

L’OCA avverte che senza interventi politici e sociali significativi, Milano potrebbe assistere a un cambiamento profondo nelle sue dinamiche sociali e urbane. La città potrebbe trasformarsi in un luogo dove la coesione sociale e la sicurezza urbana cedono il passo a polarizzazioni e esclusioni nette. Il rapporto conclude proiettando un’attenzione speciale alle dinamiche future tra il comune centrale e l’hinterland. Solo il tempo dirà se Milano potrà riconciliare le esigenze lavorative e abitative dei suoi cittadini, oppure se dovrà affrontare una spaccatura sempre più marcata tra ricchi e poveri. Perché Milano non è una città per chi lavora.

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