Sarah Ahimin, dalla Maggiolina alla Mela: «Qui la mia identità viene rispettata»

Sarah Ahimin
Sarah Ahimin

Quando Sarah Ahimin, deejay milanese a New York, parla del suo passato, lo fa con una schiettezza e una serenità sorprendenti. Nata al Fatebenefratelli il 30 aprile di 27 anni fa, i suoi genitori sono immigrati dalla Costa d’Avorio. E la sua vita rappresenta il percorso, contrastato, dei nuovi italiani che l’Italia sembra fingere di non vedere.

«Mi dicevano: cosa ci fa una negra a suonare rock? Non dovrebbe ascoltare solo hip-pop?». La passione per la musica, Sarah, la coltiva fin da piccola. Nonostante insulti come questo. A 10 anni inizia a suonare la chitarra, da 20 i dj-set nei locali milanesi: «A convincermi a iniziare fu un mio caro amico produttore musicale». Della Milano in cui è cresciuta, tra le elementari alla Stoppani e la media Bacone, i quartieri Lima e Maggiolina, conserva un tenero ricordo. «Soprattutto alle medie: un’esperienza bellissima, ho trovato la mia identità e non dimenticherò mai le amicizie che ho stretto».

Ma la vita per un’italiana dalla pelle scura, ieri e oggi, non è sempre facile. «Non conto le volte in cui sono stata insultata e mi è stato detto negra: per strada, a scuola, al parco, nei negozi. Magari era 1 persona su 10, ma faceva male”. E per Sarah spesso non si trattava di razzismo consapevole, ma di ignoranza inconsapevole: «I bambini a scuola ripetono quello che vedono fare dai genitori a casa».

Si diploma al liceo linguistico, quindi si sposta a Parigi e lavora due anni come deejay, iniziando a suonare per il locale Orphé Privé. Il francese lo sa grazie alle sue origini, l’italiano perché è la sua lingua, l’inglese grazie alla musica. L’esperienza la vuole fare per curiosità e si rivela decisiva. Anche perché «a Parigi non mi sono mai sentita fare la domanda che mi chiedono in Italia: “Ti presenti bene, sei italiana-italiana quindi?”». I due anni parigini in un ambiente multiculturale permettono a Sarah di crescere personalmente e professionalmente. E di tornare a Milano sicura di una scelta: voler ripartire.

La voglia di scoprire nuove culture è una costante nel suo percorso, grazie alla mamma che lavora per l’Ufficio del Turismo della Costa d’Avorio e con la quale ha sempre potuto viaggiare. Il salto oltreoceano, però, arriva per caso. «A Milano, a un evento una sera, conobbi un ragazzo newyorkese che era in città per lavoro. Non ci siamo mai più lasciati: abbiamo resistito anche a due anni di storia a distanza, devo tantissimo a lui».

Il trasferimento a New York arriva nel 2015. Una città dove Sarah è ospite fissa in locali come il Public Hotel, come deejay. Una città che adora e le apre porte sempre nuove: «Il paradosso è che spesso mi sono sentita meno immigrata qui dove lo sono, che nell’Italia di cui sono cittadina». Anche se persino in America, la domanda se sia davvero italiana-italiana la rincorre: «Ho capito l’immagine che il nostro Paese vuole dare al di fuori: nemmeno dagli americani è concepita un’italiana nera, perché le persone non sanno che come me, della mia generazione, ce ne sono molte».

Oggi Sarah vive a Bushwick, a Brooklyn, con il marito. Coltiva la sua passione in una città dove dice di sentirsi sicura. Non esclude di tornare a Milano in futuro, perché ne è una sua fiera cittadina: «Sono fortunata ad esserci cresciuta, ho conosciuto tante brave persone e mi ha dato la mentalità giusta per scoprire il mondo». Ma adesso è ancora troppo giovane per rientrare. «Qui la mia identità viene rispettata».

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Rarepeace

Nei suoi dj set Sarah produce musica cercando di mettere assieme suoni nuovi con sonorità più classiche. A New York ha suonato in locali come Public Hotels e Mule Filmworks, lo studio cinematografico di Spike Lee. Ha fondato anche un collettivo di musica dedicato ad artisti indipendenti chiamato Rarepeace. A Milano, invece, ha suonato per locali come il Rocket

Creare da zero

Delle differenze tra Milano e New York Sarah dice: «In Italia i talenti sono tantissimi, ma non si fa quasi mai qualcosa di nuovo se non è già stato fatto altrove. Le cose però stanno cambiando, mi sembra». A New York «il clima è diverso, la voglia di creare da zero è infinita ed è perennemente presente tra generazioni»

Dove ci siamo incontrati

All’AP Cafe di Bushwick, quartiere di Brooklyn dove Sarah vive, lungo Troutman St, la strada dei murales

8,7%

È la percentuale di stranieri residenti in Italia. In totale sono 5 milioni e 234mila. «Quando leggo le notizie in Italia e leggo che le persone parlano di invasione sorrido: a New York, città di immigrati, queste persone scapperebbero via scioccate dopo poco tempo», ammette Sarah

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