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26. 04. 2024 02:02

Intervista a Gabriele Albertini: «Calenda e Renzi oggi politici a me più affini»

L'intervista esclusiva di Mi-Tomorrow all'ex sindaco di Milano

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Il sogno (nemmeno troppo celato) sarebbe quello di assumere la responsabilità di riformare e amministrare la giustizia italiana come Guardasigilli. Senza andare, però, troppo in voli pindarici, Gabriele Albertini strizza l’occhio a Carlo Calenda e Matteo Renzi, con la consapevolezza di chi ha già ricevuto più di un corteggiamento, schiudendogli magari le porte del Parlamento. «Diciamo che è tutto ancora in itinere», commenta sornione l’ex sindaco di Milano.

Si sta scaldando per il Terzo Polo?
«Se si votasse oggi, l’area di Calenda e Renzi rappresenta il luogo politico a me più affine».

Ha apprezzato l’uscita di Calenda dall’asse col Partito Democratico?
«Ne ho apprezzato la serietà dell’uomo, la coerenza della decisione e la difesa dell’Agenda Draghi».

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Si vedrebbe di nuovo in Parlamento dopo l’esperienza da Senatore?
«Di certo non è un ruolo impegnativo quanto quello di Sindaco di Milano che, come ebbi a ribadire più volte, è un sequestro di persona consenziente. Deputati e Senatori non raggiungono livelli di impegni, di rischi e di complessità come quelli che gravano su chi amministra una grande città».

albertini

Calenda-Renzi è un binomio obbligato?
«Correre da soli è un rischio, forse ancora di più per Renzi, stando ai sondaggi. La loro eventuale unione farebbe nascere un terzo polo significativo, al quale mancherebbe solo l’area di Toti che forse, però, avrebbe timore di perdere la sua maggioranza in Liguria».

Con il centrodestra ha chiuso?
«Nella mia vita ho votato liberale, democristiano, Forza Italia, poi Pdl e nuovamente Forza Italia. Oggi non mi sento più vicino ad una compagine che, lucrando sul consenso stimato nei sondaggi, ha scelto di sacrificare il miglior premier dell’ultimo decennio. Non mi riconosco in questa stessa scelta e resto fuori da quella tenda, senza polemiche».

Perché oggi Calenda-Renzi hanno più chance di creare davvero il Terzo Polo rispetto all’esperienza di Mario Monti del 2013, cui fece parte?
«Monti commise il grave errore, forse intenzionale, di valorizzare i due terzi di elettori moderati di sinistra e di ignorare il restante terzo di voti a suo favore provenienti proprio da delusi del Pdl. Non ci fu equità».

Quindi il futuro di questo nuovo soggetto politico passerà da figure come la sua o quella di Letizia Moratti?
«Se Calenda e Renzi vorranno essere il vero centro, non potranno saltellare solo sulla gamba sinistra. Auspico che questa nuova compagine si crei intorno a loro due, un po’ come i due consoli dell’Antica Roma, però è necessario intercettare l’astensionismo che si annida soprattutto nel centrodestra. Penso a chi che non trova oggi il centro, ma ha davanti solo una destra in cui non si riconosce».

Con l’ex pm Alfredo Robledo si può dire chiusa la decennale diatriba giudiziaria?
«Con persone come lui, abilissime nel manipolare la realtà e capaci di trasformare, facendosi credere, le menzogne in verità, non si può mai dire. Mi aspetto ancora qualche coda in relazione al mio ultimo libro. Sono pronto».

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