Vergogna da bere: anche Milano si attiva nella giornata dell’alimentazione

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Il grande, inaccettabile paradosso: nel mondo più di ottocento milioni di persone soffrono la fame e oltre due miliardi sono in sovrappeso. Basterebbero questi due numeri a spiegare il senso, a quarant’anni dalla nascita, di una Giornata mondiale dedicata all’alimentazione: era il novembre del 1979 quando i paesi membri della Fao decisero di istituire un momento per celebrare, ogni anno il 16 ottobre, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e sensibilizzare su un tema vitale.

 

Obiettivi. Nel 2015 la comunità mondiale ha adottato i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile per migliorare la vita della persone entro il 2030: l’obiettivo numero 2, Fame Zero, si propone di mettere fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile.

Tra le priorità: mettere gli ultimi al primo posto; garantire che madri e bambini nei primi tre anni di vita abbiano accesso ai necessari cibi nutrienti; migliorare l’efficienza dei sistemi di approvvigionamento attraverso lo sviluppo di mercati sostenibili e durevoli; ridurre lo spreco di cibo; incoraggiare colture sostenibili.

La grande sfida, ad ogni latitudine del globo, chiama in causa governi e singoli cittadini: tutti possiamo fare qualcosa nel quotidiano e il World Food Day 2019 (fao.org/world-food-day) invita a riflettere proprio su questo; il tema scelto è Our actions are our future, le nostre azioni sono il nostro futuro.

L’eredità di Expo 2015. Milano, la città che quattro anni fa ospitò Expo, non resta indifferente: il tema scelto per l’Esposizione universale 2015, Nutrire il pianeta, energia per la vita, rinnova la sua attualità, diventando un invito all’azione, uno sprone a fare di più e meglio. Il Refettorio Ambrosiano e le tante iniziative anti spreco a eventi come Milano Food City e Seeds and Chips, passando per la Carta di Milano, rappresentano l’eredità più preziosa.

Gli eventi

L’incontro. Alla Cascina Cotica di via Natta, domani dalle 18.00, uno degli eventi promossi dalla Fao per il World Food Day: con Alessandro Banterle, direttore del dipartimento di Scienze e politiche ambientali dell’Università Statale, si parlerà di clima, biodiversità e alimentazione. Prenotazioni su cascinacotica.com.

La mostra. La Centrale dell’Acqua di Milano ospita la mostra L’utilizzo dell’acqua nella filiera alimentare: piccole installazioni di vari artisti per illustrare la centralità dell’elemento acqua nella nostra vita. Inaugurazione domani alle 18.00, visitabile fino al 30 ottobre. Info su centraleacquamilano.it.

La campagna. Torna anche quest’anno, da domani a fine anno, Ristoranti contro la fame (ristoranticontrolafame.it), 5° edizione della campagna promossa da Azione contro la Fame: ristoranti, chef e clienti insieme per aiutare tanti bambini nel mondo. 78.000 euro raccolti nel 2018: quest’anno si punta a migliorare.

Il cineforum. Il 24 ottobre, alle 19.30, nella sede di Mani Tese in piazzale Gambara c’è la proiezione gratuita del documentario Bourkinabè Bounty sulla resistenza agricola e la lotta per la sovranità alimentare in Burkina Faso contro l’invasione dell’agricoltura aziendale. Segue dibattito. Info su manitese.it.

L’anticipazione. A dicembre il Forum su salute e alimentazione

Milano torna a ospitare l’International Forum on Food and Nutrition, organizzato da Fondazione Barilla Cfn: la decima edizione dell’evento andrà in scena il prossimo 3 dicembre al The Mall. In programma una serie di dibattiti interattivi per favorire la condivisione di esperienze e buone pratiche.

Istituzioni, organizzazioni internazionali, settore privato e società civile, ricercatori e scienziati s’incontreranno con la volontà di guidare lo sviluppo sostenibile per la salvaguardia del pianeta.

I numeri della crisi

820 milioni,
le persone nel mondo senza cibo a sufficienza

149 milioni,
i bambini con un ritardo nella crescita dovuto alla malnutrizione

1,3 miliardi,
le tonnellate di cibo sprecato nel mondo

159,
i chili di cibo pro capite annui sprecati in Italia

(Fonti: State of Food Security and Nutrition in the World 2019, Fao, Oxfam, Rapporto Waster Watcher 2019, Coldiretti)

DIECI REGOLE QUOTIDIANE

Margherita Abis

1 First in, first out. Tieni d’occhio le scadenze dei prodotti che acquisti e piuttosto aiutati con schemi e app per smartphone ad hoc. Cerca anche di posizionare in frigorifero o nella dispensa i cibi con la scadenza più ravvicinata. Questo metodo (denominato Fifo) consentirà di evitare gli sprechi e di dover buttare gli alimenti

2 Preferibilmente entro. A questo proposito, gli esperti hanno fornito una lista dei prodotti che possono essere consumati oltre la data di scadenza (ovviamente prestando i dovuti controlli e precauzioni). Gli yogurt ad esempio possono essere consumati fino a 7 giorni dopo la data, ma perdono alcune proprietà nutritive. Sul sito della Fondazione Veronesi l’elenco completo

3 Party hard. Se dai una festa e hai in programma di preparare una ricca cena per diversi invitati, esorta gli ospiti a presentarsi con tanto di doggy bag al seguito. Eviterete gli sprechi e, oltretutto, non dovrete pensare alla schiscetta da portare in ufficio per i giorni successivi. Due piccioni con un tupperware

4 Etichettature. Impara a leggere le etichette. Sì, dovrai mettere in conto lunghe permanenze al supermercato ma ne sarà valsa la pena. Prediligi gli alimenti realizzati con ingredienti e tecnologie che ne limitano lo spreco e ne estendono la vita sullo scaffale, come il latte microfiltrato o con pastorizzazione Esl

5 E grammature. Regolati sulle porzioni, altro accorgimento utile contro gli sprechi. Una porzione di pasta corrisponde a 80 grammi, un piatto di carne a circa 100 e di pesce a 150. Puoi allenarti a cavartela anche senza bilancia, stringendo nella mano la circonferenza degli spaghetti o considerando che un cucchiaio (nel caso dei condimenti) contiene sui 10 grammi di prodotto

6 O mio Bio. Niente è dolce come il cioccolato industriale, tranne che salvare il mondo. O provarci, quanto meno. Una buona pratica alimentare è sicuramente quella di preferire gli alimenti biologici. Non per moda, ma perché i prodotti bio, non utilizzando fertilizzanti e fitosanitari, non inquinano le falde acquifere. In più, riducono le emissioni di Co2, oltre che i consumi energetici di circa il 25%

7 Junk food. Secondo gli esperti, uno dei principali problemi è l’abuso delle diete energetiche, a elevato contenuto di amidi raffinati, zucchero, grassi, sale e carne. Ma anche la tendenza a ricorrere a fast-food e ristoranti d’asporto, invece che prediligere la cucina casalinga, è una pratica poco consigliata per il bene del Pianeta

8 Numerologia. Le abitudini alimentari scorrette causano costi fino a 2.000 miliardi di dollari l’anno. I danni ambientali provocati da questo sistema alimentare potrebbero aumentare dal 50 al 90% per il consumo sempre crescente di alimenti trasformati, carne ed altri prodotti di origine animale

9 L’abito che fa il monaco. Attenzione anche all’involucro. Cerca di scegliere gli alimenti la cui confezione presenti una certa attenzione all’ambiente. Se sulla confezione viene indicato come destino della confezione “a fine vita”, starai contribuendo a ridurre la quantità di indifferenziata

10 Once upon a time. Cerca di riscoprire i piaceri dell’alimentazione “come una volta”, scegliendo i prodotti freschi di stagione, con attenzione alla biodiversità locale e alla tradizione. Limita il consumo di prodotti trasformati e a elevato contenuto di grassi o di zuccheri

PAROLA AGLI CHEF

La Mantia: «Serve un ritorno alle origini»

Fabio Implicito

Filippo La Mantia
Filippo La Mantia

«Il cibo è indubbiamente qualcosa di sacro che va rispettato e conservato al fine di evitare lo spreco». Filippo La Mantia, siciliano trapiantato a Milano (ristorante “Oste e Cuoco” in piazza Risorgimento), non ama farsi chiamare chef: «Sono semplicemente una persona che serve da mangiare agli altri».

Come si combattono sprechi e malnutrizione?
«La gente dovrebbe riscoprire il mangiar sano dettato dai ritmi delle stagioni. Non mangiare qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Bisognerebbe essere un po’ come gli agricoltori di un tempo che consumavano solo quello che la terra offriva in un dato periodo dell’anno»

Riesce a far passare questo concetto ai clienti del suo ristorante?
«Il cliente ogni qualvolta che si siede a tavola inizia un’esperienza sensoriale con il cibo. È compito di noi cuochi guidarlo attraverso questo viaggio in cui risalterà il messaggio che si vuole trasmettere.»

Ha cucinato in Sudan per Emergency: quanto il cibo può essere uno strumento di solidarietà?
«Il cibo diventa anche un mezzo per raccogliere soldi ed aiutare le onlus che spesso hanno risorse limitate. Partendo dal cibo si crea un circolo virtuoso che sfocia nell’aiuto concreto verso i più bisognosi. La solidarietà è un dovere morale. In una società in cui ormai è tutto uno slogan, quello che conta di più è il fare, anche senza pubblicizzare».

Andrea Berton
Andrea Berton

Berton: «La qualità come cultura»
Pochi giorni fa ha partecipato all’iniziativa dell’Opera di San Francesco cucinando il risotto per i più bisogni. Andrea Berton dal Friuli ha scalato le vette della cucina: da allievo di Gualtiero Marchesi al suo ristorante “Berton” in Porta Nuova.

Come si concilia l’immagine di chef stellato con la solidarietà?
«Indubbiamente la solidarietà è qualcosa di importante. Da chef, però, il mio compito non è semplicemente quello di dare un sostegno, ma anche quello di educare al mangiar bene. All’Opera San Francesco, ad esempio, il risotto è stato preparato nel rispetto della tradizione e degli ingredienti. È compito nostro dare un segnale importante verso questa tematica».

In che modo si può trasmettere il concetto di biodiversità a tavola?
«Utilizzo esclusivamente ingredienti sani per i miei piatti, che subiscono spesso contaminazioni da elementi più esotici. Non è importante da dove vengano, ma la loro qualità. Il cliente a tavola non percepisce il discorso etico dietro ad una scelta culinaria. Per questo motivo il messaggio deve passare proprio attraverso la qualità. È sintomo di una cultura attenta ad evitare lo spreco che contraddistingue le cucine di un certo livello ormai da molti anni».

Le battaglie della FAO rimarranno un semplice monito o si aspetta realmente un cambiamento?
«Il cambiamento lo si nota già osservando la filiera. Gli stessi produttori di materie prime si concentrano sempre più sulla sostenibilità. Bisogna continuare a lottare per la qualità. Anche i consumatori devono fare la propria parte, informandosi prima di ogni acquisto e scegliendo adeguatamente i prodotti».


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