Milano-Cortina: a Losanna servono almeno 42 voti

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La squadra di Milano-Cortina è lunga. Campioni e politici, una delegazione folta, a caccia di un risultato che vale milioni di euro. Serve il volto migliore, più unito, per portare a casa l’assegnazione dei Giochi 2026. Vent’anni dopo Torino 2006, settant’anni dopo Cortina ’56, l’Italia spera di poter avere una nuova assegnazione.

Per convincere gli ultimi indecisi, porterà a Losanna lunedì un gruppo di sedici campioni olimpici e paralimpici equamente divisi tra uomini e donne: Alberto Tomba, Armin Zoeggeler, Federico Pellegrino, Giacomo Bertagnolli, Manuela Di Centa, Arianna Fontana, Sofia Goggia, Michela Moioli, Elisa Confortola e Francesca Porcellato rappresenteranno le discipline invernali, mentre Carlo Mornati, Antonio Rossi, Giuseppe Abbagnale, Aldo Montano, Alessandra Sensini e Diana Bianchedi saranno gli atleti provenienti dalle discipline estive. In tutto saranno rappresentate 66 medaglie olimpiche e paralimpiche di cui 24 d’oro, 17 d’argento e 25 di bronzo.

Ci sarà anche la politica, quella sportiva con Giovanni Malagò, presidente del Coni e deus ex machina della candidatura, e rappresentanti di Inter e Milan, ma anche quella extra-sportiva con il premier Giuseppe Conte a rappresentare il governo. Non ci sarà Matteo Salvini, ma saranno presenti Attilio Fontana, presidente della Lombardia, e Giuseppe Sala, sindaco di Milano. Malagò sarà in Svizzera anche come membro del Cio, ma sarà tra quelli che non potranno votare.

L’Italia ne ha altri due, Franco Carrano e Ivo Ferriani. Anch’essi non voteranno, così come gli svedesi Stefan Holm e Gunilla Lindberg, lo sceicco kuwaitiano Ahmad Al Sabah (si è autosospeso dopo l’avvio di un procedimento in Svizzera), l’irlandese Patrick Hickey (sospeso dopo un’accusa di frode sui biglietti per Rio 2016) e l’ex velocista namibiano Frank Fredericks (accusato di corruzione e anch’egli sotto sospensione).

Non dovrebbero presentarsi il Granduca di Lussemburgo, Henry, il principe ereditario del Bhutan, Jigyel Uguen Wangchuck, e la tiratrice slovacca Danka Bartekova, impegnata agli Europei a Minsk. I primi due hanno scelto in questo modo di non parteggiare per alcuna delle due fazioni.

Avversaria di Milano-Cortina, la Svezia presenterà nella delegazione la principessa ereditaria Vittoria nella speranza di conquistare il voto degli aristocratici e avrà comunque altri sei rappresentanti della monarchia mondiale: le principessa Nora del Liechtenstein e Anna d’Inghilterra (cugina di Vittoria), lo sceicco Al Thani, i principi Federico di Danimarca, Feisal di Giordania e Alberto di Monaco. In tutto, al netto delle defezioni, servirà avere un minimo di 42 voti, considerando anche che il presidente del Cio, in questo caso Thomas Bach, è solito astenersi.

Dopo la riunione tecnica delle 8.45, alle 9.00 Stoccolma-Aare farà la sua presentazione tecnica e alle 10.45 toccherà a Milano-Cortina. La sessione si aprirà ufficialmente alle 13.50 e alle 14.00 comincerà la presentazione finale degli svedesi, prima di quella italiana delle 14.45. Dalle 16.00 alle 16.30 la votazione, prima dell’annuncio ufficiale della vincitrice alle 18.00.

Anche senza Giochi
“L’Arena”, il palazzetto previsto a Santa Giulia, a prescindere

Non di soli Giochi vive il futuro sportivo di Milano. Era opinione diffusa, supportata da evidenti fatti, che uno dei punti di forza del capoluogo lombardo non sarebbe stato l’impiantistica. Nel dossier consegnato ai membri del Comitato Olimpico Internazionale, infatti, figurano strutture che si dovranno creare nei prossimi anni, una delle quali è quella di Santa Giulia in cui dovrebbero tenersi una parte delle gare di hockey ghiaccio (l’altra metà sono state programmate nel rinnovato PalaSharp).

La notizia degli ultimi giorni è che il progetto non sarà legato all’assegnazione dei Giochi del 2026 a Milano-Cortina. In un comunicato la Risanamento S.p.A., property company che ha in mano il destino dell’impianto, ha reso noto che la controllata Milano Santa Giulia S.p.A. ha sottoscritto un accordo con OVG Europe Limited e Live Nation.

«Le parti – si legge – hanno convenuto i principali termini e condizioni oggetto delle negoziazioni volte a definire gli accordi inerenti la costruzione e la gestione di un’arena all’interno dell’area Milano Santa Giulia».

Il passaggio fondamentale è appunto quello in cui si annuncia che “L’Arena” (così si chiamerà) sarà realizzata a prescindere dall’esito del voto di Losanna. «Ospiterà eventi sportivi e di intrattenimento di livello internazionale oltre che eventi nazionali e locali ed in caso di assegnazione delle Olimpiadi Invernali 2026 a Milano-Cortina alcune competizioni della rassegna olimpica».

Un centro pulifunzionale, come promesso al Cio ma con l’intento di voler proseguire in un progetto che ha l’evidente intento sociale di partecipare alla riqualificazione di una zona a due passi dal “boschetto” di Rogoredo, tra la stazione ferroviaria e lo Sky Campus. MT

«Impianti, cibo e turismo: siamo una grande Italia»
Federico Pellegrino: «Sette anni per raccontare il Paese»

Tre giorni al giudizio. Il progetto Milano-Cortina è al rush conclusivo della sfida diretta con Stoccolma-Aare. Il giudizio di lunedì prossimo a Losanna, dove il Cio darà il responso, è uno snodo cruciale per lo sport italiano e non solo. Da quel pronunciamento dipendono un grosso numero di investimenti sul territorio e una visibilità enorme per tutti i movimenti che girano attorno alla neve.

Lo sa bene Federico Pellegrino, oggi uno dei volti di punta dello sport italiano. Argento olimpico e campione del mondo nel fondo, attende come tutti noi il pomeriggio di lunedì.

Cosa pensa del progetto di Milano-Cortina?
«Da cittadino italiano penso sia una bella opportunità per rilanciare il mondo della nostra montagna, che è apprezzato da tutti. Una vetrina così importante mette ancora più in risalto le nostre bellezze. È più che positivo per il Paese e per la regione in cui abito, la Valle d’Aosta, che pur non essendo inserita nel programma olimpico è una zona di montagna e quindi ne risentirebbe positivamente. Vale per tutto il resto dell’Italia».

Quale aspetto può avere maggiore sviluppo in caso di assegnazione all’Italia?
«Ci saranno eventualmente sette anni per raccontare l’Italia. Verrà conosciuta sempre di più. Questo è un Paese che di turismo vive, soprattutto internazionale. L’audience di un’Olimpiade invernale è la più grande del mondo, dopo il Mondiale di calcio, il Tour de France e l’Olimpiade estiva. Vuol dire che se ne parla tanto. È stato così anche quest’anno in cui si è vissuta in maniera più concreta l’idea dei Giochi 2026. È innegabilmente un vantaggio».

È così importante il fatto che la Svezia non abbia mai organizzato i Giochi invernali?
«Sicuramente è una carta a loro favore. D’altra parte anche noi abbiamo un punto a favore nel fatto di averle già ospitate perché a Torino abbiamo dimostrato di poterlo fare bene».

Quali aspetti sono invece favorevoli all’Italia?
«Da atleta, venire da noi è sempre un piacere. Si sta bene, si mangia bene, ci sono bei posti. L’alta pressione da noi può durare dei mesi, il calore dei tifosi è apprezzato nel mondo. Queste sono le cose che i colleghi stranieri mi dicono di apprezzare. A livello organizzativo sappiamo fare il nostro. Nello sci di fondo ci sono molti più atleti che mi hanno mostrato piacere a venire in Italia rispetto a quelli che vorrebbero andare in Svezia. Però io sono italiano, difficilmente mi direbbero il contrario».

Vale anche dal punto di vista tecnico?
«Per quanto riguarda il mio sport le piste sarebbero quelle del 2013 in Val di Fiemme per i Mondiali, impianti già collaudati dove tutti gli anni ci sono gare di Coppa del Mondo. Per il mio sport siamo al 50 e 50 perché anche quando siamo andati in Svezia nel 2015 ci siamo trovati altrettanto bene. Sicuramente è andata peggio per l’alpino e sarebbero svantaggiati nello slittino e il bob. Ai recenti Mondiali di Aare hanno avuto molti problemi, anche come pubblico. C’era un numero di tifosi esiguo, non usuale».

Credi che l’idea della doppia città ospitante sia la giusta via per il futuro?
«La candidatura italiana mi sembra non si sia fossilizzata solo sulla città, ma ha unito le forze e gli impianti di due regioni scollinando anche in Trentino per il fondo e il biathlon. L’idea è molto interessante dal punto di vista dell’ottimizzazione perché pescare le piste che in questi anni hanno ospitato grandi eventi e non rischiare i doppioni, come prescrive l’Agenda 2020, è apprezzabile. Ci si è un po’ discostati dall’idea degli impianti in una sola città. Nel 2026, d’altronde, bisogna fare attenzione a questi aspetti. Anche per arrivare ad Aare da Stoccolma ci vogliono 500 km di viaggio. Hanno ottimizzato anche loro quel che avevano già senza dover investire troppo».

Cosa porta un’Olimpiade al di fuori dell’aspetto sportivo?
«Penso che possa essere un grande aiuto alla società. In un mondo che va sempre più veloce, frenetico e purtroppo anche sempre meno sano far vedere e promuovere uno sport come il mio dove la tranquillità è la base, dove un turista si trova anche in vallate sperdute a rigenerarsi, è un bene. Sarebbe una grande promozione non solo per l’attività in sé, ma per l’avvicinamento alla montagna».

Federico Pellegrino ha in programma di esserci ai Giochi 2026?
«Bella domanda. Io non so dove sarò. I miei programmi vanno avanti fino al 2022. Avrò 35 anni a febbraio 2026, se la testa e il fisico continuano ad essere questi un pensierino ce lo faccio. Dovessero essere a Milano-Cortina avrei una spinta in più. A prescindere da me stesso».

Da non milanese, come vedi la città di Milano?
«Ogni tanto passo a Milano, mi piace fare un giro in centro e il classico selfie con il Duomo alle spalle. Magari una cenetta, un giro di shopping con la fidanzata. Ogni tanto ho delle attività con gli sponsor e la Federazione. Per me che sono valdostano, Milano è la metropoli più vicina. Ovvio la movida non la vivo, ma mi piace fare due passi di tanto in tanto». MT

I NUMERI
95
I membri Cio in totale

83
I probabili votanti

10
I nuovi membri candidati (c’è anche Erick Thohir)

16
Gli olimpionici italiani presenti

66
Le medaglie olimpiche rappresentate

2
I Giochi Invernali organizzati in Italia (Cortina ’56 e Torino 2006)


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