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12. 05. 2024 12:17

Caso Ferragni-Balocco, inchiesta verso ipotesi di truffa

Depositata la relazione dalla Gdf in Procura sul caso del pandoro griffato Chiara Ferragni e prodotto dalla Balocco, intanto si parla anche della bambola Trudi

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Potrebbero aprirsi altri fronti nell’indagine della Procura di Milano su Chiara Ferragni e sulle sue società. Dopo il caso Ferragni-Balocco e delle uova di Pasqua prodotte da Dolci Preziosi, gli approfondimenti riguarderanno anche casi simili nei quali la vendita del prodotto di turno con la griffe è stata proposta dalla nota influencer con scopi solidali.

Caso Ferragni-Balocco e non solo: l’inchiesta si allarga alla bambola Trudi?

Tra questi dovrebbe esserci anche quello riesumato in questi giorni dai media della bambola Trudi. «Tutto è avvenuto totalmente in linea con quanto pubblicato sul canale Instagram. I ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da Tbs al provider esterno che gestiva la piattaforma, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019», ha precisato Tbs crew Srl, società controllata da Chiara Ferragni.

Caso Ferragni-Balocco
Caso Ferragni-Balocco

In attesa degli sviluppi giudiziari, si sta mettendo in cantiere una norma ad hoc che qualcuno nei corridoi tra Montecitorio e Palazzo Chigi, ha già battezzato con il cognome della influencer. In sostanza, sarebbe l’intenzione di Giorgia Meloni e del suo partito, si punta a fare ordine nel “far west” della beneficenza. E soprattutto impedire a monte pratiche commerciali scorrette e campagne di marketing allusive per promuovere cause che di benefico, a conti fatti, rischiano di avere ben poco.

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Caso Ferragni-Balocco: avanza l’ipotesi della truffa

Intanto, potrebbe modificare la prospettiva accusatoria dell’indagine, al momento senza indagati e titolo di reato, la relazione depositata lunedì 8 gennaio dalla Gdf in Procura a Milano sul caso del pandoro griffato Chiara Ferragni e prodotto dalla Balocco. Da quanto si è appreso, per via di una serie di email valorizzate nelle carte acquisite negli uffici dell’Antitrust, l’ipotesi di reato, ancora da formulare, potrebbe essere non più frode in commercio bensì truffa.

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