Geoff Westley e il tributo a De André: «Merito di quella barca a Lavagna»

geoff westley
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Essere un‘icona e non vantarsene: Geoff Westley ha lavorato con i più grandi in Italia – da Battisti a Baglioni, da Zero a Cocciante fino a Mango – e nel mondo – da Gabriel a Collins, da Lloyd-Weber a Zimmer fino ai Vangelis -, ha diretto i Bee Gees per sette anni e il Festival di Sanremo negli ultimi due, eppure (a settant’anni compiuti) ha sempre voglia di raccontare quello che (di nuovo) fa con il sorriso sulle labbra e il suo accento tipicamente londinese.

 

«Mi prende in una situazione un po’ difficile: sono arrivato all’Auditorium per fare la prova, c’è la porta chiusa, non ho le chiavi e piove. Ma facciamoci questa chiacchierata…». L’Auditorium è quello di largo Mahler dove, domani alle 20.30, Westley realizza uno dei suoi più grandi desideri: dirigere live il tributo sinfonico a Fabrizio De André, Sogno N. 1, realizzato e registrato nel 2011 agli Abbey Road di Londra.

Un live che sa davvero di sogno, Maestro.
«Finalmente! Abbiamo fatto un paio di tentativi in passato e non ci siamo riusciti. Questa volta sì, sono molto gasato e felice. Abbiamo un ottimo cast, Antonio Galbiati è un caro amico e ha raccolto un coro spettacolare. Abbiamo già fatto una prova tutti insieme, prove orchestrali comprese».

Come nasce il rapporto con la musica di De André?
«È una passione di circa venticinque anni fa, quando lasciavo ormeggiata la mia barca a vela a Lavagna. C’era un ragazzo, un ormeggiatore, che era pazzo di De André. Mi ha regalato un numero infinito di dischi, ha insistito così tanto che ho cominciato ad ascoltare questa musica».

Aveva ragione?
«Assolutamente, è una musica bellissima. Io vengo dal mondo classico e orchestrale quindi ho sempre scritto tanto per l’orchestra. Era il mio sogno fare un album con le canzoni di De André: la Sony mi ha dotato di tutti i nastri originali, da cui ho estrapolato la traccia del canto e, frase per frase, ho registrato la base orchestrale. Ho scritto anche quattro-cinque arrangiamenti in più, presenteremo tutto domani. Non vedo l’ora, credo che sarà una bellissima serata».

Un concerto a Milano, come vive questa città?
«Non la conosco tanto bene. Vengo spesso in Italia, ma vado più a Roma. Eppure sarà un piacere conoscerla meglio: ho tanti amici qui, devo cercare di carpirne i segreti».

Tornando a De André, che rapporto ha con Dori Ghezzi?
«Direi buono, in questo momento non stiamo facendo cose insieme, ma mi ha dato un supporto fondamentale per realizzare il progetto. Lei è naturalmente invitata domani con tutta la Fondazione De André. Personalmente ho invitato Mario Pagani, da arrangiatore originario dell’album che proponiamo».

Dalla Liguria alla Liguria, cosa le hanno lasciato gli ultimi Festival di Sanremo da direttore musicale?
«Beh, intanto la mia prima volta è stata nel 1991: un’edizione strepitosa, con artisti di estrema qualità. Meritavano tutti la vittoria, lo ricordo con tanto affetto. Queste ultime due edizioni mi hanno messo davanti ad un lavoro molto più impegnativo, anche stancante. Alla fine mi porto a casa una grande soddisfazione: l’orchestra di Sanremo è fantastica, abbiamo lavorato tante ore con tanta volontà. C’è estrema positività, è capitato di provare anche fino all’una di notte. Quest’anno Amadeus porterà il suo direttore musicale, ma chissà che in futuro non possa tornarci».
Domani alle 20.30
Auditorium di Milano
Largo Mahler, Milano
Biglietti: 28 euro su happyticket.it


www.mitomorrow.it