#unaweekacaso: troppe week a tema nel calendario di Milano?

week a tema
week a tema

Il grande dilemma: l’affastellarsi nel calendario di Milano di week a tema per questo e quello è un valore aggiunto, perché moltiplica le opportunità di promozione all’estero della città e la riempie di contenuti e persone, oppure si rischia che il troppo stroppi, con iniziative anche valide che finiscono per essere oscurate o non correttamente valorizzate nel mare magnum dell’offerta?

 

Il quadro. Il dibattito è aperto ormai da tempo: da quando, almeno, le settimane a tema hanno iniziato a moltiplicarsi, specie dopo Expo 2015 e con più forza da quando a Palazzo Marino siede Beppe Sala, che nel suo programma elettorale pose proprio l’accento sulla necessità di una «programmazione integrata tra piccoli e grandi eventi, attrattori culturali e flussi turistici, per creare un sistema pubblico privato di accoglienza e servizi per i visitatori» e della promozione e valorizzazione di eventi come Book City, Piano City e le Settimane della Moda e del Design «per consentire a un numero sempre maggiore di persone di entrare in contatto con le eccellenze italiane in ambito culturale e produttivo».

È nato un palinsesto dedicato, Week & City, organizzato da Palazzo Marino con privati e associazioni di settore: ci sono l’Arch Week e Milano Food City, una delle eredità di Expo; la Photo e la Movie Week; la settimana del verde e quella della musica. A ciò si aggiungono altre proposte, che arrivano direttamente dal Comune, come la Settimana del lavoro agile, o da realtà private, come la recente e neonata Jewelry Week, promossa da Prodes Italia.

Valore o errore? È innegabile che l’allure di Milano sia al top al momento, con un brand molto forte in Italia e all’estero, e un grande fermento all’interno: è altrettanto vero, però, che nel calendario cittadino ormai scarseggiano le caselle libere, con settimane a tema dedicate un po’ a tutto. In principio furono le week che gravitavano attorno alle sfilate di moda e al Salone del Mobile: ora i loro sette giorni sotto i riflettori ce li hanno biciclette e fotografia, montagna e animali.

Prese singolarmente, nessuna delle proposte si può definire inutile e barocca: ciascuna ha la sua ragion d’essere e porta in dote, al di là dei flussi turistici, delle ricadute economico/occupazionali e del volano di visibilità, un contributo, piccolo o grande, in termini di riflessione su un determinato tema e valorizzazione di un certo settore. Il problema non sta tanto nella qualità dell’offerta, quanto, piuttosto, nella quantità, con un ritmo sempre più frenetico di eventi proposti.

La proposta. Da qui l’invito fatto dal blog Onalim ai suoi quasi sedicimila fan su Facebook: provare, per gioco, a immaginare le settimane più assurde. «Qualcuno – si promette – le prenderà seriamente in considerazione. Va bene qualsiasi cosa: anche la Brufoli Week».

A tanto non si è spinto nessuno, ma le idee per #unaweekacaso sono arrivate copiose: dalla No Mobile Week, per disintossicarsi dagli smartphone, alla settimana della gentilezza; dalla De-Week Week, catarsi collettiva da tenere ogni ultima settimana di febbraio di anno bisestile, alla Nothing Week, la settimana del niente, in cui tutto è chiuso e tocca stare a casa a leggersi un bel libro. Poi, in mezzo al faceto, ecco il serio: una settimana da dedicare alla disabilità. Le si troverà posto? Info su onalim.it.

Isabella Musacchia
Isabella Musacchia

«Quadro un po’ surreale»
Musacchia (Onalim): «Perché non promuoviamo la Disability Week?»
«La situazione, secondo me, è un po’ sfuggita di mano: non solo ci sono tantissime settimane a tema, ma ogni settimana è, a sua volta, composta da una miriade di eventi. Da un lato è bello vedere coinvolta tutta la città e attivate persone diverse, ma, forse, si perde un po’ di vista il concetto vero di aggregazione».

Così a Mi-Tomorrow la vulcanica Isabella Musacchia, creatrice del blog Onalim, in cui dal 2011 racconta, come suggerisce il nome, una Milano vista al contrario, lontana dagli stereotipi. Nel 2015 è nata l’omonima associazione: un osservatorio sentimentale sulla città, che promuove progetti culturali e sociali per incidere in modo positivo sulla realtà.

Siamo davanti a una “weekmania”?
«Milano è la città delle mode: è sempre stato così e sempre lo sarà; cambiano solo i modi in cui tutto ciò si esprime. Oggi va di moda la settimana tematica e, se ti viene in mente di organizzare un evento di qualsiasi natura, automaticamente in testa ti scatta l’idea di costruirci attorno una settimana intera. Non ci si accontenta più di organizzare il singolo evento: se non hai la tua week dedicata, sembra che tu non sia nessuno. Non è ovviamente così e il quadro è surreale, con un sovraffollamento che a volte mi mette anche un po’ a disagio».

Da qui la provocazione lanciata su Facebook…
«Un gioco, più che altro. Siccome sembra valere tutto, ho chiesto a chi segue la nostra pagina di immaginare e proporre le settimane più assurde. Ho anche lanciato l’hashtag #unaweekacaso».

Come è andata?
«Sono state avanzate tantissime proposte simpatiche, alcune surreali, com’era, d’altronde, nelle intenzioni dell’iniziativa, ma, cosa bellissima, è uscita anche un’idea molto seria: la Disability Week. È un grande tema, se ci pensiamo, specie in una città come Milano che si dice inclusiva, ma che poi, di fatto, non lo è fino in fondo per la disabilità, anzi, per le varie forme di disabilità».

Resterà solo una bella idea o proverete a concretizzarla?
«Ho incontrato Sara, la ragazza che l’ha proposta, e, chiacchierando, abbiamo cominciato a immaginare la settimana: da sole non abbiamo, però, le competenze necessarie per metterla in piedi. Bisognerebbe coinvolgere tutte le realtà che si occupano di questo tema e, insieme, capire che cosa si possa fare».

Come la immaginate?
«Per noi dovrebbe essere una settimana di informazione, ma, soprattutto, un’occasione per vivere delle esperienze, anche ludiche, che permettano a chiunque di mettersi nei panni degli altri: una settimana alla fine della quale si possa dire al Comune come rendere la città davvero inclusiva. Il punto è: se alle innumerevoli week non possono partecipare tutti, che senso hanno, in fondo? Siamo convinti che da una Disability Week usciremmo tutti un po’ più intelligenti o, se vuoi, un po’ più smart».

Dal virtuale al reale al virtuoso, per citare il motto delle social street: Onalim in questo è maestro, come dimostrato anche da #IoCambio, la campagna social per incentivare la diffusione dei fasciatoi nei bagni degli uomini…
«Il nostro approccio è: lanciare in modo leggero una riflessione su un tema pesante o, meglio, su questioni che riguardano la quotidianità delle persone e vedere cosa succede, come gli individui reagiscono. #IoCambio è stata un’iniziativa clamorosa da questo punto di vista: da un semplice post su Facebook è nata una campagna che ha visto e vede tuttora tantissime adesioni entusiaste».

La viralità, dunque, può essere anche positiva?
«Certo. I social, se usati correttamente, sono ottimi strumenti e la viralità può essere assolutamente positiva; online non circola solo l’odio: possono girare anche messaggi positivi».

Troppe settimane tematiche a Milano?Il blog Onalim lancia il sondaggio #unaweekacaso per raccogliere proposte,…

Posted by Mi-Tomorrow on Monday, 28 October 2019

IL (RICCO) CALENDARIO 2020 DI MILANO

Gennaio – Fashion Week uomo

Febbraio –Fashion Week donna

Marzo – Museo City e Digital Week
Aprile – Art Week e Design Week

Maggio – Piano City, Food City, Arch Week

Giugno – Photo Week, Fashion Week uomo

Settembre – Fashion Week donna, Green Week, Movie Week, Calcio City, Bike City, Pet Week

Ottobre – Montagna Week, Fall Design City
Novembre – Book City, Music Week

GLI EVENTI AIUTANO?

7,7 milioni,
Gli arrivi a Milano nel 2018

+2,2%,
L’incremento del turismo in città in un anno

2 giorni,
Il tempo medio di permanenza a Milano

393.000,
I turisti cinesi in arrivo a Milano nel 2018 (+1,9%)

347.000,
Gli americani in città nel 2018 (+ 9,3%)

400.000,
I passeggeri in più in metropolitana nei giorni della Design Week 2019

19 miliardi di euro,
Il giro d’affari diretto e indotto del turismo a Milano

4.600,
I posti di lavoro in più nella moda durante la Fashion Week

(Fonti: Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi; Comune di Milano, Studiolabo)


www.mitomorrow.it