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29. 04. 2024 01:12

Silvia Levanti, professione grafologa: «Mi sento come la signora in giallo»

E' consulente tecnico dei tribunali: firme e testamenti passano sotto la sua lente

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Non solo giudici, avvocati o testimoni. Sono anche le perizie dei consulenti tecnici a determinare il risultato di un processo. Fra questi ci sono i grafologi, chiamati per verificare la veridicità di una firma o di un testamento. Questo è il lavoro di Silvia Levanti, iscritta all’albo dei consulenti tecnici d’ufficio del Tribunale di Biella, ma che spesso viene chiamata anche dal palazzo di Giustizia di Milano.

Silvia Levanti, professione grafologa

Com’è nata la sua passione per la grafologia?
«Negli anni ’90 frequentavo Giurisprudenza. In tribunale ho letto un prospetto su un corso di grafologia dell’Istituto Indagini Psicologiche di Milano, scuola che da qualche anno non esiste più. Mi sono iscritta per curiosità, ma poi ho capito che era ciò che volevo fare».

In cosa consiste il suo lavoro?
«La grafologia è utilizzata per la selezione del personale in un’azienda, per stilare un profilo di personalità o quello “peritale”, ovvero l’unico utilizzato nei tribunali. In genere devo verificare firme su assegni, cambiali e grafometriche: le sigle che si appongono sui tablet, per esempio in banca. Poi mi capitano testamenti e lettere anonime, che continuano a essere molto utilizzate».

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Quali figure si avvalgono della sua consulenza?
«Posso lavorare per conto di un avvocato, oppure vengo nominata consulente tecnico d’ufficio da un giudice».

Qual è il documento più importante che ha dovuto esaminare?
«Un po’ di anni fa ho valutato l’autenticità del diario di un importante personaggio dell’epoca fascista che non posso rivelare. Come consulente di parte ho avuto la possibilità di vederne un frammento per confrontarlo con altri scritti. E’ stato molto avvincente: mi sono sentita come Jessica Fletcher, la protagonista del telefilm La signora in giallo. Nel mio lavoro c’è anche una forte componente umana: la valutazione dei testamenti in molti casi porta a conseguenze importanti sulla vita delle persone».

Qual è stato l’incarico più bizzarro?
«Sono stata chiamata da un gruppo di condomini per valutare una lettera anonima scritta a pennarello piena di parolacce fantasiose e dialettali. La cosa divertente è stata che, per scoprire l’autore, ho dovuto dettare a una quindicina di persone questo testo infarcito di parolacce. Poi il tutto si è risolto in modo molto amichevole».

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