19.1 C
Milano
14. 05. 2024 18:26

Andrea Spinelli, il courtroom sketcher del Tribunale di Milano: «Così faccio diventare l’udienza arte»

Come negli Stati Uniti, dipinge dal vivo i protagonisti dei processi nelle aule del Palazzo di Giustizia

Più letti

Anche il Tribunale di Milano ha il suo courtroom sketcher, Andrea Spinelli. Una figura ormai consolidata nelle aule britanniche e americane, il courtroom sketcher è un artista specializzato nel “live painting” durante le udienze che si svolgono a porte chiuse e non permettono l’ingresso di cameraman e fotografi, per una serie di evidenze giuridiche. Il suo compito è di mettere nero su bianco, o meglio, di disegnare i momenti salienti del processo.

Andrea Spinelli e l’arte del courtroom sketcher

Studi al liceo artistico e una passione per la musica che l’ha portato in gioventù a cambiare rotta, Andrea Spinelli, classe 1990 nato ad Arluno, ha abbandonando per qualche tempo l’arte e si è dedicato alla batteria. A causa di problemi fisici, però, ha dovuto allontanarsi da spartiti e note, ma la passione non si è mai spenta e l’ha spinto a intraprendere una terza via che, ancora oggi, unisce i suoi talenti: il disegno e la musica. Sette anni fa ha creato un progetto di disegno dal vivo: ritrae perlopiù band durante concerti ed eventi musicali. Dopo essersi appassionato a una docuserie sulle “Bestie di Satana”, l’illuminazione: perché non portare l’arte in un’aula di tribunale, proprio come i courtroom sketchers anglosassoni?

Come hai ottenuto l’autorizzazione ad assistere e dipingere durante un processo?
«Ho scritto una mail al presidente della Corte d’Assise di Milano, Ilio Mannucci Pacini, e al presidente facente funzione del Tribunale, Fabio Roia. Dopo aver visionato i miei lavori, hanno accordato il permesso».

Le tre parole di oggi? Scoprile in newsletter!

Qual è stato il primo caso che hai seguito?
«È un caso di omicidio in Corte d’Assise che sto seguendo tuttora. Il processo è lungo e complesso: una donna è stata accusata di aver ucciso il coniuge e si indaga sulla premeditazione (Il caso di Lucia Finetti, accusata di omicidio volontario aggravato da premeditazione nei confronti del marito Roberto Iannello, che avrebbe ucciso con otto coltellate alla schiena dopo una lite in auto, ndr)».

Come hai vissuto la prima udienza?
«Uno shock di contesto del tutto naturale: ho faticato a entrare nelle dinamiche giuridiche che, anche adesso, in molti passaggi mi sfuggono. Soprattutto, durante le udienze del processo “Mensa dei poveri” (che vede indagate più di cento persone, fra politici e imprenditori, compresi molti personaggi ai vertici della politica del Varesotto, ndr). E poi un forte impatto emotivo, sebbene io tenti sempre di non trattenere le emozioni ma, anzi, di riversarle sui miei lavori».

Dove vengono pubblicati i tuoi disegni?
«Su alcuni quotidiani, in alternativa alla classica fotografia e nei casi in cui non sono ammessi cameraman e fotografi, perché sono coinvolti minori o personaggi famosi, e sui miei profili social».

courtroom sketcher

Qual è il criterio che ti guida nella scelta del processo da seguire?
«Sono in contatto con alcuni giornalisti e i capi sezione di Palazzo di Giustizia che mi segnalano, principalmente, le udienze a porte chiuse».

L’illustrazione giudiziaria ha un taglio pittorico molto riconoscibile. Come hai sviluppato questo stile?
«In sette anni il progetto di live painting mi ha portato a sviluppare uno stile personale che, a seconda dell’evento, adeguavo al contesto. E lo stesso è accaduto per i courtroom sketches».

Come riesci a catturare la tensione di un singolo istante e trasporla su carta?
«Se devo ritrarre un unico soggetto in uno spazio abbastanza lineare, riesco a schizzarlo in modo molto veloce. Quando, invece, sono presenti più persone, in un ambiente più ricco di dettagli, devo “scattare” una serie di istantanee mentali, custodirle nel cervello e procedere poi con lo schizzo, ritraendo in un secondo momento queste “fotografie”. In Inghilterra è prassi: non è possibile disegnare all’interno dell’aula, perché è considerato oltraggio alla corte. E i courtroom sketchers sono costretti a dipingere al termine di ogni singola udienza».

Ci sono stati momenti che ti hanno toccato emotivamente nel profondo?
«Durante una pausa del processo che vede imputata la moglie per l’omicidio del marito, sono stato avvicinato da un’amica dell’accusata che ha voluto sapere cosa stessi facendo. Quando le ho spiegato il mio lavoro mi ha detto che questo modo di ritrarre le fasi giudiziarie rendeva il processo più umano. In un’altra occasione sono stato molto colpito dalla fortissima reazione emotiva di una testimone, investita da una lunga crisi di pianto».

Quale caso giudiziario italiano avresti voluto seguire e rappresentare?
«Il panorama giudiziario italiano è ricco di casi singolari che hanno avuto dibattimenti altrettanto “fuori dalle righe”: penso al caso del Mostro di Firenze o il Maxiprocesso di Palermo».

Uno straniero?
«Il processo a Charles Manson».

Progetti artistici per il futuro?
«Due: pubblicare un libro e allestire una mostra a Palazzo di Giustizia con i miei sketches».

Le udienze con gli occhi del courtroom sketcher: il “Processo Finetti”

È iniziato lo scorso 12 luglio davanti alla corte di Assise di Milano il processo contro la 52enne Lucia Finetti, accusata di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Il 12 giugno del 2021, la donna, casalinga con la passione per la cartomanzia e per la pittura, avrebbe ucciso con otto coltellate alla schiena il marito Roberto Iannello di 55 anni dopo una lite nella loro auto nel quartiere Baggio. La donna si trova in carcere dal giorno del delitto, dopo essere stata fermata dai carabinieri in una via non molto distante dal luogo dell’omicidio. Il processo è alle battute finali, dopo la discussione della perizia psichiatrica sull’imputata per stabilire l’eventuale infermità mentale al momento del delitto. La prossima udienza si terrà martedì 7 febbraio.

Le udienze con gli occhi del courtroom sketcher: la “Mensa dei poveri”

Il maxi processo “Mensa dei poveri”, per il quale sono stati rinviati a giudizio fra imprenditori e politici, più di cento imputati, è iniziato il 19 marzo del 2021. Si tratta dell’inchiesta su un presunto sistema di mazzette e appalti pilotati che coinvolgerebbero politici di centrodestra lombardi, tra i quali l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, l’ex consigliere comunale milanese azzurro Pietro Tatarella e l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello. Quest’ultimo, ritenuto uno dei protagonisti della vicenda, nell’ottobre del 2021 aveva patteggiato 4 anni e 10 mesi per corruzione, e lo scorso dicembre è uscito dal carcere ottenendo l’affidamento in prova ai servizi sociali. Fra gli undici enti che si sono costituiti come parte civile figura anche il Comune di Milano.

Andrea Spinelli, chi sono i courtroom sketchers: le origini degli “artisti dei tribunali”

I primi disegni fatti durante le udienze in tribunale negli Stati Uniti risalgono al cosiddetto “Processo alle streghe di Salem”, contro un gruppo di persone accusate di stregoneria nel 1692, in Massachusetts. La prima testimonianza di courtroom sketcher risale però al processo contro John Brown, attivista abolizionista bianco statunitense condannato a morte per tradimento e impiccato nel 1859. La pratica è stata utilizzata dalla stampa, fino all’avvento delle macchine fotografiche in tribunale che ne hanno decretato il declino. Tuttavia, i courtroom sketches sono ancora utilizzati nei tribunali britannici, di Hong Kong e, soprattutto, negli Stati Uniti, in quei processi dove è vietato l’ingresso di macchine fotografiche o telecamere, in relazione alla materia del processo.

In particolare, si tratta di fatti di sangue o violenza che coinvolgono minori o persone mediaticamente molto esposte. Molti artisti hanno fatto di questo talento un mestiere: gli artisti di tribunale devono produrre i loro disegni in un tempo molto veloce, tra i cinque e i quindici minuti, in modo che le immagini possano essere mostrate subito dopo la fine dell’udienza. Ad esempio, Arthur Lien lavora stabilmente alla Corte Suprema. Molti sono conosciuti e hanno vinto prestigiosi premi mentre alcune vignette sono state acquisite e conservate all’interno di musei, archivi e biblioteche.

È diventata molto famosa l’artista di tribunale Jane Rosenberg, ma non per i suoi disegni ma bensì per esserne divenuta il soggetto. Durante il processo a carico di Ghislaine Maxwell, l’ex fidanzata e socia del finanziere Jeffrey Epstein, accusata di averlo aiutato nell’abuso di numerose ragazze minorenni. Nel disegno di Rosenberg si vede Maxwell che la fissa e tiene davanti un foglio sul quale disegna la stessa Rosenberg: un effetto davvero inquietante. FG

In breve

FantaMunicipio #30: così si fa più spazio ai pedoni in una Milano più green

Questa settimana registriamo due atti molto importanti per dare più spazio ai pedoni. Uno riguarda le varie misure proposte...