Coming Out Day, visibilità e riconoscimento per i diritti di tutti

Coming Out Day
Coming Out Day

Il primo Coming Out Day della storia si è tenuto l’11 ottobre 1988, negli Usa, in occasione del primo anniversario della seconda marcia nazionale su Washington per i diritti delle lesbiche e dei gay (dove scesero in piazza 500.000 persone). L’idea fu lanciata dallo psicologo Robert Eichberg e dall’attivista Jean O’Leary: Jean, apertamente lesbica, morì per complicanze legate all’Aids nel 1995, quando la ricorrenza era ormai divenuta mondiale.

 

Ma facciamo un passo indietro: l’espressione coming out deriva dall’inglese coming out of the closet (uscire dall’armadio) che indica la possibilità di uscire allo scoperto e rivelare a chiunque, senza compromessi, la propria inclinazione sessuale. E proprio per tutelare chi ha fatto coming out, ma che a seguito di questo è stato ripudiato in primis dalla famiglia, il Comune di Milano ha inaugurato a luglio di quest’anno la prima Casa Arcobaleno della città, un ambiente protetto con supporto psicologico, legale e di avviamento all’indipendenza economica. Ma, naturalmente, non finisce qui. Anche perché «il coming out è un atto politico potentissimo», come sottolinea il presidente del CIG Arcigay Milano, Fabio Pellegatta.

Quali opportunità e servizi prevedete?
«Esistono diverse sezioni, gruppi, commissioni e sportelli. Riferendomi al Coming Out Day, potrei citare i nostri servizi focalizzati sul significato della visibilità. Riguardano la scuola, la cultura, la sieropositività: di fronte a quello che è stato uno stigma, il servizio di test gratuiti ai cittadini è utilissimo. Un conto è andare in un posto anonimo di Milano, un altro trovare persone empatiche e formate a cui rivelare la propria condizione in tranquillità. In generale, per chiunque si rivolga a noi, forniamo ascolto e, se necessario, assistenza legale e psicologica».

Quanto è importante oggi il coming out?
«Credo che sia uno dei pilastri portanti dell’azione. La visibilità determina la presenza in un sistema. L’omosessuale visibile ha sgretolato il binomio della sessualità esistente finora e che ne negava i diritti stessi: la sua presenza dice che esiste, fa parte della realtà e non è più opinabile. Pensiamo alle riviste come Out o all’italiana Fuori che indicava un fronte unitario e rivoluzionario. Fermo restando che non si possa fare violenza costringendo le persone a farlo, il coming out resta anche oggi un atto politico di grande potenza e un punto basilare per costruire diritti, peculiarità e affermare il valore di ogni persona. Richiede determinazione e coscienza personale nella costruzione di un ruolo politico».

Sempre parlando di coming out, non crede che le persone transessuali rischino di restare ai margini?
«Nella storia del movimento LGBT, le persone transessuali hanno sempre avuto un problema inverso: non potendo nascondere la propria transessualità a differenza degli omosessuali, il problema non era il coming out quanto, piuttosto, convertire quel non potersi nascondere, rendere quel visibile politico. Il movimento transessuale è riuscito a renderlo politico con dinamiche diverse e nell’unico modo in cui la società lo permetteva: la prostituzione».

Ovvero?
«Hanno trasformato questa condizione in attività performativa di strada in modo sovversivo, portando sulla strada un messaggio culturale e politico che ha disgregato tutta una serie di concetti. Hanno capovolto i piani, rivendicando la loro potenza e il loro orgoglio di essere prostitute e orgogliosamente trans. Porpora Marcasciano (storica attivista, ndr) dice di essere orgogliosa di dare amore, disgregando in un lampo l’atto illecito».

Cosa prevedete per il Coming Out Day?
«Venerdì dalle 21.00 alla Casa dei Diritti saremo a Che Coming Out!, una serata di testimonianze, di azioni di supporto al mondo LGBT e di racconto con l’esperienza di Casa Arcobaleno. L’evento è organizzato dalla cooperativa Spazio Aperto Servizi e prevede la presenza di Alberto Milazzo, autore del libro La morale del centrino. Ovviamente siete tutti invitati».

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GRUPPI DI SUPPORTO

immigrazione
immigrazione

IMMIGRAZIONE
Il gruppo immigrazione e omosessualità, coordinato da Diego Puccio, nasce per dare supporto alla richiesta di asilo politico da parte di persone discriminate dai Paesi di origine in cui omosessualità e transessualità sono punite con la pena di morte o con il carcere. Queste persone arrivano al CIG grazie alla segnalazioni di commissioni territoriali, avvocati o per passaparola: «Noi rispondiamo con un approccio sì tecnico, ma anche e soprattutto umano. Vogliamo essere il loro nido di accoglienza», spiega Puccio.

Arrivano da tutto il mondo: Africa, Sudamerica, Pakistan, India, Russia. I servizi? Oltre alla richiesta di asilo ci sono i test hiv, rinnovo del permesso, ricerca lavoro e un corso di italiano dall’approccio sperimentale. «Ma la chiusura dei centri d’accoglienza ha dirottato alcune persone verso Pavia, distruggendo un percorso di integrazione avviato da anni», chiosa.

salute
salute

SALUTE
Il gruppo salute esegue test hiv e sifilide rapidi e gratuiti una volta al mese nella sede di via Bezzecca e in via itinerante per i locali della città: 600 quelli effettuati nel 2018, 450 fino ad adesso nel 2019. Previsti ogni anno due corsi di formazione per i volontari e servizi informativi (ma con approccio leggero) nei locali per buone pratiche sulla prevenzione.

Il CIG fa anche parte delle realtà che a febbraio hanno dato vita al Milano Checkpoint, che riceve ogni martedì, dalle 14.30 alle 18.00, in via De Amicis per test hiv ad accesso libero e il giovedì (ma su appuntamento) con lo sportello dedicato alla profilassi pre-esposizione (PrEP). «Abbiamo un’enorme lista di attesa, siamo alla ricerca di una nuova sede», rivela a Mi-Tomorrow il responsabile Daniele Calzavara.

scuola
scuola

SCUOLA
Il gruppo scuola compie quest’anno 25 anni. Un quarto di secolo di onorato servizio a favore di studenti e studentesse di Milano e Provincia. I volontari del gruppo rispondono ad ogni domanda sull’orientamento sessuale, identità di genere, bullismo e discriminazione, coming out. È proprio il coming out e la reazione che può aver generato in amici e genitori il tema di maggiore interesse tra i ragazzi. Nel 2019 il gruppo ha organizzato il primo convegno dedicato ai professionisti dell’educazione (psicologi e professori).

Circa 50 i volontari, negli anni via via sempre più ricercati dalle scuole. «Un aneddoto? Uno studente, che avevo incontrato un paio di anni fa in una scuola superiore, è adesso un mio collega volontario del gruppo. E ricorda il giorno in cui arrivammo nella sua scuola come uno dei più importanti per lui», racconta a Mi-Tomorrow il referente Luigi Colombo.

accoglienza
accoglienza

ACCOGLIENZA
Il gruppo accoglienza, coordinato da Giacomo Mones, prevede quattro servizi: il primo è l’accoglienza vis à vis, di domenica, nella sede di via Bezzecca 3 (dalle 15.30 alle 19.30), per dare informazioni sul mondo LGBT e accogliere istanze ed eventuali forme di disagio. Poi c’è il telefono amico (02.54.12.22.27), servizio attivo da più di vent’anni (lunedì, mercoledì e venerdì sera). Altra forma di comunicazione è la mail (mailamica@arcigaymilano.org), in ultimo la chat (aperta da qualche mese) presente sul sito arcigaymilano.org.

«L’obiettivo, comunque, è incontrare tutti di persona: è il primo grande passo in termini di visibilità e di conoscenza. Chi vuole operare come volontario in questo gruppo deve seguire prima dei corsi che durano fino a maggio: nel mentre, sono previste delle giornate esperienziali dove si lavora sul sé. È molto interessante, ma anche impegnativo», sottolinea Mones.

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140
le persone assistite dal gruppo immigrazione

1.050
i test sulle infezioni sessualmente trasmissibili fatti al checkpoint

1.200
gli studenti raggiunti dal gruppo scuola nel 2019

750
le persone intercettate dal gruppo accoglienza nel 2019

Fonte: CIG Arcigay Milano


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