Tavolate pasquali: occhio alle intolleranze alimentari

intolleranze alimentari
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Latte e fave, ma anche uova e cioccolato sono gli alimenti che più spesso danno luogo a intolleranze alimentari. Un problema sempre più diffuso nel nostro Paese, come dimostra una recente ricerca condotta dal portale MioDottore.

Proprio la frase “intolleranza alimentare” rappresenta infatti la 48esima patologia più cercata dagli italiani su internet nel corso del 2018, guadagnando ben 34 posizioni rispetto all’anno precedente. Nonostante la popolarità della tematica, sono però ancora molti i dubbi e i falsi miti legati a questo disturbo.

Con l’arrivo della Pasqua, c’è il rischio di rovinarsi i giorni di riposo, soprattutto per le persone colpite da intolleranza verso lattosio, cioccolato e uova. Fra i disturbi alimentari più comuni ci sono quelli cosiddetti “enzimatici”: intolleranze dovute all’incapacità di metabolizzare alcuni componenti presenti nell’alimento a causa della carenza di un determinato enzima.

«Quella al lattosio è la più comune. In questo caso la lattasi, l’enzima che serve per la digestione di latte e derivati, non è più in grado di lavorare in modo corretto – spiega la nutrizionista Mariolina Simeoli -. Il latte non può quindi essere assimilato dall’organismo». Un’altra intolleranza enzimatica abbastanza diffusa è il favismo e, per chi ne soffre, è necessario evitare totalmente l’assunzione di fave, piselli, verbena e di alcuni farmaci.

Le intolleranze alimentari possono anche manifestarsi per la presenza in alcuni alimenti di sostanze ad attività farmacologica come l’istamina. Ma non è tutto, perché anche gli additivi alimentari, come gli esaltatori di sapidità, dolcificanti, conservanti, possono causare problemi.

«Tenendo conto degli studi fatti fino a ora, non possiamo parlare di predisposizione genetica alle intolleranze, così come non esiste una fascia di età o il sesso maggiormente colpito – conclude la specialista -. Il disturbo può manifestarsi in qualunque momento della vita. Sicuramente ambiente, malattie, stress e alterazione del microbiota possono giocare un ruolo chiave. Uno stile di vita sano e equilibrato aiuta però a stare meglio».


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