Esordio per Raphael Gualazzi con Carioca

Sperimento e mi diverto: «È un brano che rende giustizia alla musica»

«Ho un piano è la frase che ho detto ai miei produttori quando li ho incontrati nella volontà di creare linguaggi più moderni, nello specifico anche urban nella canzone che porto a Sanremo».

 

Ho un piano è il nuovo album di Raphael Gualazzi, in uscita il 7 febbraio, da cui è estratto il brano Carioca: «In questo lavoro mi destreggio tra un genere più vintage, anni ‘70, ad esempio nella collaborazione con i Mamacas, ma anche con alcune reminiscenze del genere hip-hop e della musica anni ‘80. Ci sono lontani accenni alla musica trap e una forte presenza della musica elettronica».

Amadeus ha ascoltato l’intero album: perché, secondo te, ha scelto Carioca?
«Non saprei, ma sono ben felice di suonarla, così come se fosse stato scelto qualsiasi altro brano proprio perché non esiste un testo che prevarica sugli altri. Il mio approccio è sempre variopinto nella creazione di queste canzoni: è multiforme ed eclettico. Nasco come musicista, quindi voglio divertirmi attraverso i colori e la sperimentazione musicale. Non seguo mai una sola direzione».

In che modo sperimenti?
«Unisco pianoforte e voce, in una collaborazione con diversi artisti e produttori. Carioca, ad esempio, è un brano che rende giustizia alla musica perché l’elemento del piano nella sua particolarità ha un grande spazio, anche in un assolo nella parte ritmica. È un brano in cui la musica è padrona e c’è anche un ottimo intreccio con il testo».

Perché Carioca?
«Come parola, fa riferimento all’abitante di Rio de Janeiro, ma è anche una filosofia: quella del vivere qui e ora, adesso. Del domani non c’è certezza, quindi viviamo tutte le cose belle, attraverso la musica, il ballo e il ritmo. Lo viviamo come riparo, troviamo nella musica il momento più bello e la festa più grande: questo è il significato del brano e ne sono particolarmente felice».

Oggi il trend è “più parole e meno musica”, l’esatto contrario della tua filosofia: come ti approcci?
«È bello che ci siano cose da raccontare, con la volontà di parlare e sviluppare la concezione testuale. Io credo di averlo fatto discretamente in questo album, infatti ci sono brani in cui la musica è al servizio delle parole, anche se non rinuncia ai suoi virtuosismi e incastri ritmici. Nella declinazione delle melodie lascio spazio anche ai racconti, in una storia di immagini raccontate con un testo».

A Milano ti rivedremo agli Arcimboldi. Ci sono anche altre realtà della nostra città in cui ti piace ascoltare musica?
«Mi piace molto il Nidaba Theatre: l’ho conosciuto per caso, mi ci sono ritrovato una sera con amici. Suonava Emma Morton, è stato molto bello. È un locale prezioso per il genere di musica che porta».

In gara con
Carioca

Cover
E se domani con Simona Molinari

A Milano
il 14 maggio agli Arcimboldi
da 34,50 euro su ticketone.it