Le Vibrazioni: ritroviamo la semplicità

Questa sera tocca a Le Vibrazioni: «Dov’è vuole ricordarci il tempo che perdiamo ad inseguire qualcosa di probabilmente irraggiungibile»

Le Vibrazioni
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Dopo il successo del tour per il ventennale di carriera, Le Vibrazioni tornano al Festival con il brano Dov’è, firmata dallo stesso Francesco Sarcina con Roberto Casalino e Davide Simonetta.

 

La band milanese tornerà dal vivo in primavera con un tour speciale accompagnato da un’orchestra di venti elementi diretta da Peppe Vessicchio: a Milano sono attesi il prossimo 8 aprile al Teatro Nazionale.

È la terza volta al Festival. Cosa significa per voi?
«Ci presentiamo con un testo semplice e diretto, vogliamo che semplice e diretto sia anche il messaggio da trasmettere. Semplicità e gioia non sono così ovvie come crediamo tutti, dato che siamo costantemente oberati e annichiliti da una marea di inutili valori».

Ad esempio?
«La continua ricerca rivolta a qualcosa di irraggiungibile continua ad anestetizzarci e a farci perdere tempo. Quando arrivano brutti colpi ci si chiede spesso perché accadano proprio a te. In varie vesti, però, arrivano e possono spaziare da una perdita in famiglia fino ad un insuccesso. Alla fine bisogna rialzarsi in un modo o nell’altro, per evitare di rimanere inginocchiati a terra».

E come ci si risolleva?
«Oltre al cuore, c’è la mente che trova sempre qualche via di fuga più semplice per scappare via dai problemi».

Dov’è parla proprio di questo?
«È una profonda riflessione psicologica che invita a guardare in faccia il problema, affrontandolo con tutta la sofferenza e solitudine necessaria per desertificare i valori indotti e ritrovare quelli più veri e puri».

«Potermi sentire socialmente in pace con il mondo e con il mio quartiere» è una citazione del brano. Non vi sentite accettati in qualche modo?
«Quando vuoi essere accettato reciti una parte, ricorrente nei momenti di fragilità personale. Spesso bisogna rivestirsi di una corazza per sentirsi integrati realmente con il proprio contesto».

Milano vi ha aiutato in questo?
«Al contrario. È la città delle mode e se non le segui ti senti tagliato fuori. La musica ci ha aiutato a superare questo disagio, imparando ad andare oltre coltivando la nostra personalità. Grazie a questo abbiamo imparato ad accettarci».

Giovedì porterete la cover di Un’emozione da poco.
«L’abbiamo riscoperta anche grazie a Lo chiamavano Jeeg Robot, film del 2015 in cui viene riproposta in maniera moderna. Con il nostro arrangiamento il brano acquisterà un sapore particolare, e con la direzione di Peppe Vessicchio, che ritroveremo poi in tour in primavera, ne sentirete delle belle».

La presenterete insieme ai Canova. Come nasce questo sodalizio tutto milanese?
«Ci piace definirlo un sodalizio tra band, sempre meno presenti sul mercato. In gara quest’anno ci siamo solo noi e i Pinguini Tattici Nucleari e per questo ci sembrava doveroso portare sul palco un’altra band come noi».

Cosa vi accomuna?
«Sono giovani, con alle spalle un percorso molto simile al nostro, anche se hanno saputo sfruttare di più gli strumenti social, a noi sconosciuti ai tempi. Li ho incrociati per la prima volta ad Amici, quando ricoprivo il ruolo di professore. E li ho anche eliminati dopo la sfida con i Dear Jack…».

Come mai?
«Il loro percorso sarebbe stato massacrante se fossero entrati a metà trasmissione. Più avanti ho spiegato ai ragazzi quanta fortuna si celi nel restare fuori dai meccanismi televisivi dei talent, che funzionano fino ad un certo punto. Ti danno molto, ma sono pericolosi e devastanti».

In gara con
Dov’è

Cover
Un’emozione da poco con i Canova

A Milano
l’8 aprile al Teatro Nazionale
da 28,50 euro su ticketone.it

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