Giglio.com, non più solo sfilate

«Noi, pionieri online, ora lanciamo il Community Store»

giglio.com
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C’è chi guarda avanti, o l’ha già fatto da tempo, come Giglio.com. Ormai la moda non è più solo sfilate e presentazioni. Il mondo va più veloce della luce e il fashion si è adeguato rischiando, altrimenti, di apparire vecchio e stantio nel giro di attimi.

Ne sono la prova i social dove tutto si brucia in un momento, dove l’immagine di un capo, oggi, puzza già di muffa tra sei mesi quando lo si potrà trovare nei negozi. Giglio.com durante questa settimana svelerà il progetto online Community Store, un innovativo modello di business made in Italy rivolto alle boutique e ai brand italiani, agli stilisti emergenti e fondato su valori etici, sulla trasparenza totale, con obiettivi comuni.

Giglio.com, non più solo sfilate
Giglio.com, non più solo sfilate

Tutto parte da un family business di successo, da quel gruppo di grandi negozi di Palermo fondato nel suo assetto attuale da Michele Giglio e oggi gestito e proiettato al futuro dai figli Giuseppe e Federico.

Giuseppe, come nasce Giglio.com?
«Partiamo nel 1996, siamo commercianti da tre generazioni. Da giovane ribelle, bocconiano, non avevo voglia di stare dietro a un banco e ho iniziato ad esplorare quel mondo sconosciuto che era il web con uno spirito pioneristico».

Lei ha precorso i tempi.
«Di un bel po’. Ci chiamiamo Giglio.com perché il “.it” non esisteva ancora. Amazon aveva spedito il primo libro cinque mesi prima. Si parla di un’era geologica fa se prendiamo il metro del digitale. Il primo problema grande che dovevamo affrontare era quello dei pagamenti. Chiedemmo ai servizi interbancari e ci risposero con una lettera dove ci scrivevano che non comprendevano cosa intendessimo con la parola online».

Voi siete di base a Palermo.
«Sì, ai confini dell’impero. Non siamo in Silicon Valley. Per noi tutto è più complicato. Però ci siamo sempre più rafforzati e con una visione più ampia abbiamo iniziato ad aprire il sito a tanti nostri colleghi che, via via, ci chiedevano di poter sfruttare la nostra tecnologia. Oggi siamo su una piattaforma proprietaria, indipendenti, abbiamo cambiato il modello e ora nasce il Community Store, la ratificazione di una nuova tipologia di business omnichannel in cui noi facciamo da collettore di professionalità e individualità».

Come siete strutturati?
«Abbiamo a bordo circa 100 negozi in Italia che lavorano già in collaborazione con noi. Nasciamo come punto di riferimento dei brand tenendo conto che siamo uno dei due retailer ammessi alla Camera della Moda Italiana, l’altro è Corso Como. La nostra è una storia con i brand e oggi è un tesoro che ci ritroviamo. Ed è la nostra bandiera».

Giglio, quindi, gestisce tutte le attività strategiche internamente.
«Esatto. Esportiamo i più importanti luxury brand in cinque continenti, coprendo 150 Paesi e 50 valute nel mondo, con una crescita di 6 milioni di utenti unici nell’anno è un +65% di visitatori stranieri. Risultati che denotano una crescita sana e concreta in un settore in sviluppo a livello worldwide, che sarà sempre più caratterizzato dall’unicità delle eccellenze locali».

Cosa avete organizzato per la Fashion Week milanese?
«È un’anteprima. Ufficializzeremo l’accordo siglato con diversi agenti in Italia che costituiscono la spina dorsale della distribuzione, grossi uffici di rappresentanza, per portarli a bordo del Community Store. In pratica abbiamo messo allo stesso tavolo brand, negozianti, rappresentanti, tutti sulla piattaforma Giglio.com, dove possiamo vendere per trovare quel canale digitale che colleghi faticano a trovare in modo autonomo e indipendente. È un modello assolutamente nuovo e dirompente nel mondo della distribuzione».

Come siete arrivati a questa intuizione?
«Si tratta di una sorta di Stati Uniti del retail, nato proprio per permettere ai titolari di boutique italiane di rimanere al passo con i repentini cambiamenti dettati dall’online, entrando a far parte di un ecosistema sano. È l’unico modo per combattere la grande battaglia contro i player massificanti e le piattaforme generaliste».

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