Vogue for Milano, il “fuori” che vince. Intervista a Lella Curiel

Vogue for Milano
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Vogue for Milano, il “fuori” che vince

Ha cambiato nome, Vogue for Milano, ma la sostanza è sempre la stessa. Per la festa della moda più attesa dell’anno nulla muta se non che ora, da Vogue Fashion’s Night Out, si è passati a chiamarla Vogue for Milano per un maggiore… attaccamento alla città. La decima edizione dell’appuntamento che prenderà forma domani e che porta la firma di Vogue Italia, si caratterizzerà principalmente per i fashion addicted e i curiosi che si riverseranno nelle vie del quadrilatero d’oro della moda. Ma non solo. Perché fondamentale sarà anche il contorno culturale interpretato attraverso mostre, concerti, performance dal vivo in piazza Duomo e proiezioni di film.

STORIE E VALORI • Più di 600 negozi, tra cui i brand famosi nel mondo e le boutique più rappresentative, hanno aderito all’evento e molti di questi rimarranno aperti fino a mezzanotte. A dimostrazione che il “fuori” è vincente e coinvolge sempre più la città in attesa della Milano Fashion Week (al via martedì), appuntamento principalmente riservato però agli addetti ai lavori. Da via Montenapoleone a via Manzoni, da via della Spiga a corso Venezia, da corso Vittorio Emanuele a corso Genova, fino all’intero distretto di Brera e a corso Como, designer e marchi di fama internazionale espongono collezioni di capsule spesso disegnate per l’occasione. «Aprendo le loro porte e organizzando attività speciali per l’evento – spiega Emanuele Farneti, direttore di Vogue Italia – i brand di moda si avvicinano al pubblico, specie a quello più giovane, rendendolo partecipe delle proprie storie e dei propri valori».

IL PERSONAGGIO

«Usate la moda,
non fatevi usare»

L’incontro con Lella Curiel, che sfila con la figlia Gil alla Casa degli Atellani

Ogni volta Giorgio Armani le manda un mazzo di rose bianche con un affettuoso biglietto. Amicizia e stima. E rispetto per il lavoro straordinario che Lella Curiel porta sempre in passerella. L’ultima fatica ha un titolo, Curiel Couture, e sfilerà martedì alle 12.30 alla Casa degli Atellani di corso Magenta 65 facendo da apripista all’intensissima settimana della moda. Una settimana di prêt-à-porter nella quale la stilista, famosa per vestire le grandi dame della prima della Scala e il bel mondo internazionale, si inserisce con la sua straordinaria alta moda in un ambito che non è propriamente il suo.

RINASCITA CINESE • «La haute couture sfila a Parigi: ormai sono tanti gli italiani protagonisti del calendario francese», spiega la Curiel che, però, non cambia strada, abituata fin da bambina a sentir parlare di abiti esclusivi, unici, cuciti a mano dalle esperte mani delle sarte. Era sarta la sua nonna e poi la mamma. Poteva essere lei qualcosa di diverso? «Ho iniziato a lavorare con mia madre nel 1963: prima cosa, mi portò a Parigi a vedere la sfilata di Dior».

Ma l’alta moda è anche in Italia e lei vorrebbe che Milano ne diventasse il fulcro: «Il pensiero mio e quello del mio presidente, il cinese Mr Zhao, è proprio questo: portare qui l’haute couture dopo che Roma è andata sempre piu in calando. Un’idea che potrebbe essere sposata da Regione Lombardia. Noi vorremmo invitare le istituzioni a considerare questa proposta che significa aprire la porta a tanti giovani che rappresentano il futuro di questo settore. Il percorso per arrivare è arduo e durissimo, dare una mano a chi inizia questa professione deve diventare un imperativo. Le nuove generazioni dovrebbero potersi esprimere nell’alta moda. Questo non riguarda mia figlia Gil, che si occupa di prêt-à-porter».

PIONIERA • Il vanto di Lella Curiel sta nell’essere stata la pioniera della moda legata in modo inscindibile alla cultura con collezioni dedicate a Balla, ai grandi maestri dai preraffaelliti a Velasquez, Picasso, Schiele, Goya, Depero, Van Gogh. «Sono sempre stata fedele al saggio di Salvatore Settis. Il futuro del classico che dice: “epoca per trovare identità e forza ha inventato un’idea del classico diverso”». E l’ispirazione attuale? «Nella mia nuova collezione ho rivisitato soprattutto Klimt, precursore di questo assemblamento di grafica, di fiori, di idee, però fatto con grande grazia. Ho studiato non tanto i suoi ritratti, ma il background dei suoi quadri». Cosa significa la parola eleganza? «Una donna è elegante quando riesce a capire le sue proporzioni, non dev’essere usata dalla moda, ma usarla. Pensando alle proposte attuali, ce ne sono di molto belle ma bisogna adattarle alla propria personalità, alla propria età e silhouette. È una questione di equilibrio».