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19. 04. 2024 08:21

Ornella Vanoni, la signora della musica italiana si racconta: «È un mondo che non mi piace, ma la speranza non ci abbandona»

Lunga chiacchierata con una delle signore milanesi della musica italiana: Ornella Vanoni riparte da Unica e dalla gran voglia di «tornare live insieme a Gino Paoli»

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Cinquanta album in sessant’anni di carriera. Numeri unici per Ornella Vanoni che, forse non proprio a caso, a 86 anni riparte proprio da Unica, un nuovo album di inediti. «Mi stupisco anche io – ammette in una lunga chiacchierata a Mi-Tomorrow –: a 86 anni ditemi voi chi è la donna che esce con un lavoro così?».

Undici tracce, con tre duetti – Virginia Raffaele, Carmen Consoli, Fabio Ilacqua – e un sogno: «Tornare con due live, a Roma e Milano, con Gino Paoli».

Ornella, lei è l’unica donna e la prima artista in assoluto ad aver vinto due Premi Tenco. Ci pensa?

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«Diciamo che, quando gli anni cominciano a passare, usi di più la memoria. Ho recitato e cantato di tutto. Il mio sogno sarebbe stato far parte di un gruppo, cosa che non è successa, perchè la mia partenza è stata troppo diversa. Mi diverto di più con i jazzisti che col pop».

Perché?

«Perché si è più liberi, visto che è tutta improvvisazione. Feci anche un disco jazz in America con Herbie Hancock, George Benson e Gil Evans, ma non venne molto bene da parte mia, perchè mi portarono a cantare talmente tanto, che mi venne una specie di fuoco di Sant’Antonio dietro al collo».

Possiamo dire che Adele di Palma ha fatto bene a proporle Unica?

«È stata bravissima. Se non me lo avesse proposto, io stavo veramente pensando di tornare a teatro, perché bisogna rinnovarsi. Mauro Pagani e Fabio Ilacqua sono geniali».

Com’è stata la genesi di Isole viaggianti, brano scritto con Fabio Ilacqua?

«L’ha scritta proprio Fabio. È interessante quando dice: “Noi che siamo isole viaggianti, sempre in cerca di sentieri secondari”. I sentieri secondari sono quelli che ti fanno uscire da uno schema fisso, mentre sulla strada maestra può non cambiare mai niente».

E cosa cambierebbe della società di oggi?

«Cambierei proprio la società stessa, così superficiale. Come dice Guccini, “L’uomo dimentica e non ha memoria”. Ci siamo dimenticati completamente della gente media, per non parlare dei poveri veri, dei giovani e delle donne. Buzzati dice: “Io sento che lui mi picchia per la sua disperazione nel mio cuore”. È un mondo che non mi piace. Mi piacerebbe andare a vivere al mare, con il telefono fisso».

Com’è stato collaborare con Carmen Consoli?

«Con lei abbiamo solo parlato, non l’ho vista perché c’era ancora il Covid. Poi doveva fare il disco e, quando mi è arrivata la canzone, l’ho trovata criptica ma molto bella, interessante».

E con il suo alter ego Virginia Raffaele?

«Siamo amiche, ci divertiamo. È piena di talento, può fare mille cose e ogni cosa che fa la fa bene. Viene dal circo e, anche se non faceva l’acrobata, ha imparato tante cose. È una ragazza molto buona, vuole comprare la casa per i genitori vicino a lei. Quando hanno disfatto il circo che era fisso, hanno perso praticamente tutto».

“Sembra di vetro la tua anima e crea un arcobaleno se il sole esagera”. Arcobaleno è scritta da Giuliano Sangiorgi, che non vedeva l’ora di collaborare con lei.

«Ho quasi pianto in quella canzone. Gli ho scritto: “Senti, terrone…”. Da buon terrone, è focoso! È una bella canzone. Lui non ha potuto cantarla perché non ci riusciva a livello emotivo, forse per via del fatto che stesse perdendo un amico o qualcuno di caro. Mi ricorda un po’ una canzone di Giorgio Conte, La discesa e poi il mare, che dice: “Mio padre pensa al suo lavoro, il suo unico ristoro”. E questo me l’ha ricordato».

L’inizio di Nuda sull’erba mi ha ricordato Fragile di Sting.

«È vero, ho dato io lo spunto a Fabio. Perché faccio la pipì sull’erba se posso, non vado in bagno. E allora è nata questa canzone».

Di Gabbani, con cui ha scritto insieme a Pacifico Un sorriso dentro al pianto, che ci dice? Sappiamo che le è particolarmente simpatico…

«Lo trovo buffissimo. Quando parlo con lui, l’accento che ha… già comincio a ridere. Mi mette il buon umore».

Gli artisti con cui ha collaborato in questo album arrivano da una tradizione pop/rock, mentre lei è grande amante del jazz americano. Un bel mix da proporre live…

«Mi hai dato un’idea: fare un’isola dove c’è il pop, un’isola dove c’è il jazz e tu passi da una all’altra. Ci vorrebbe uno sponsor».

Che idea ha della speranza, un sentimento che oggi accomuna molti?

«La speranza è molto cattolica, è molto cristiana, la speranza c’è sempre. Però capiamo anche che questa speranza va verso un mondo molto difficile, sarà sempre un mondo più difficile. Fare un figlio oggi è un gesto di grandissima fede nell’essere umano. Quindi serve molta speranza».

 

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