La Milano sotterranea di Alfieri: «Ma che belle fogne abbiamo?»

Giovanni Alfieri
Giovanni Alfieri

Giovanni Alfieri, fotografo milanese, attraverso la sua mostra personale in corso allo spazio La Camera Chiara di via Giorgio Jan 10 sta regalando un’immagine inedita della città. Si tratta di Milano sotterranea, la vita nascosta di una grande città, una serie di scatti che portano i milanesi in luoghi poco conosciuti o del tutto sconosciuti: tunnel, cripte, fognature, acquedotti, stazioni elettriche, scavi della linea metropolitane, chiese, centrali di teleriscaldamento, negozi, caveau di banche e molto altro.

Luoghi a cui non pensiamo mai, dei quali non conosciamo la complessità tecnica e funzionale, sopra i quali passiamo nel nostro via vai frenetico. Alfieri è una persona curiosa e sempre pronta alla sperimentazione. Oltre a dedicarsi agli scatti artistici, lavora come fotografo specializzato nella fotografia industriale e di architetture. La mostra sarà visitabile fino al 2 novembre.

Alfieri, come nasce il progetto?

«Il progetto nasce venti anni fa, ho scattato per circa un anno e mezzo. La curiosità mi spingeva e mi spinge a scoprire cose nuove, oltre a sperimentare nelle tecniche della fotografia: ho scelto di esplorare quello che rende possibile a oltre un milione di persone di convivere e prosperare, dai trasporti alla gestione delle acque e dell’energia, solo per parlare del mondo attuale. Andando indietro nel tempo ho trovato tracce di opere di difesa, cimiteri paleocristiani, battisteri dello stesso periodo, chiese che spaziano tra i secoli. Tutte le foto sono state scattate in grande formato e con una macchina che ricorda quella dei fotografi dei primi ‘900 con il panno nero sulla testa: i risultati sono impagabili, la qualità che si ottiene in stampa è, a tutt’oggi, pressoché inarrivabile».

Quali luoghi ha ritratto?

«Fognature, acquedotti, il passante ferroviario, le stazioni elettriche, gli scavi della linea 3 verso Affori, le prime dorsali a fibra ottica, chiese, centrali di teleriscaldamento, negozi, caveau di banche».

Come ha fatto ad accedere a luoghi chiusi al grande pubblico?

«Ho bussato a tante porte, argomentando le mie richieste: sembra banale, ma ha funzionato. Ho avuto la fortuna di incontrare persone che hanno creduto nel progetto e ho potuto iniziare ad accumulare scatti interessanti, cosa che ha poi facilitato molto il progredire del lavoro».

Qual è stato il sito più suggestivo?

«In un collettore fognario in citta studi ho trovato una bifora doppia: è stato incredibile. Ma la classifica è complicata, sono rimasto affascinato da tutti i posti che ho visitato».

È specializzato nella fotografia industriale e di architetture. Nello specifico, che cosa ritrae?

«Le aziende hanno bisogno di immagini per comunicare: io le fornisco loro, sia che siano industrie, studi di architettura, o altre attività. Si va dalla foto di prodotto a quelle delle linee di produzione, fino agli edifici, oltre alle persone che lavorano per le aziende, in tutte le posizioni. È affascinante, ho l’occasione di vedere palazzi e case bellissime e, il giorno dopo, passare ore in acciaierie o magari pozzi di petrolio. Oltre alle foto, giro anche video time lapse di lunga durata. Ho messo a punto un sistema proprietario che mi consente di seguire le riprese da remoto: per ora il record è di 19 mesi. Questo tipo di video è molto utile come strumento di marketing, perché permette di mostrare in pochi minuti azioni molto complesse».

Sono lavori su commissione?

«La ricerca per ogni fotografo è cruciale e occupa molto tempo, si può dire che sia un processo continuo, a prescindere dal fatto che si scatti. Però i lavori commerciali sono quelli che permettono di vivere».

 

Fino al 2 novembre,

dalle 9.00 alle 13.00

La Camera Chiara

Via Giorgio Jan 10, Milano

Info: 02.29.51.62.65