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20. 04. 2024 04:09

Tutti possono essere Metroman: alla scoperta di Nicolò Modica

Il fenomeno delle metropolitane che si racconta in un film: «Con il pubblico ho un rapporto confidenziale, sono io che vado dal loro non il contrario»

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«Il segreto della felicità è… fare un lavoro che ci renda felici», parola di Metroman, all’anagrafe Nicolò Modica. Vi sarà capitato di sentirlo almeno una volta in metro a Milano, ma anche a Roma e in altre grandi città. Impossibile rimanere indifferenti: è lui il cantante con l’amplificatore che improvvisa veri e propri spettacoli tra una fermata e l’altra. Lo incontriamo pochi giorni dopo il lancio del film sulla sua vita, Metroman.

Com’è nata l’idea di questo progetto per te inedito?

«Metroman è un personaggio che si presta bene al cinema, un eroe moderno che dalla sua stanzetta riesce a trovare il proprio palcoscenico, un po’ come Billy Elliot. Negli anni ho raccolto un vasto pubblico soprattutto grazie ai social, mi sembrava bello dare un’occasione per immedesimarsi in qualcuno che ha trovato la propria strada. È un modo per far conoscere non solo Metroman, ma anche la persona dietro il personaggio».

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Dove possiamo vederlo?

«L’ho pubblicato lo scorso lunedì su tutti i miei canali social: Facebook Instagram e Youtube. Tutto gratuito perché come io canto per la gente non voglio obbligare nessuno a pagare per vedermi neanche ora».

Facendo un passo indietro, come nasce il fenomeno Metroman?

«Nasce a Milano nel 2002, cercavo un modo per esprimermi e ho capito che brevi esibizioni di 3-4 minuti erano il modo perfetto per farsi ascoltare dalla gente. Poi i grandi numeri li ho fatti a Roma dove la cultura degli artisti di strada è più radicata, i social hanno fatto il resto. Ma Metroman è un simbolo, chiunque lo può essere».

Come vedi Milano in questo periodo?

«Vista la situazione non sto cantando a Milano, noi artisti dobbiamo avere pazienza. Per me è dura perché rendo più che altro con performance dal vivo, ora non posso fare molto».

Ma esattamente tu come ti definiresti: cantante, intrattenitore o entrambe?

«Mi definisco uno show-man, perché offro dei brevi spettacoli alle persone in diversi luoghi. Mi basta trovare gente ferma che sia in metro, un dehors o altro. Sono io che vado dal pubblico non il contrario come avviene di solito, cerco di instaurare un rapporto confidenziale».

In metropolitana non ti è mai capitato di discutere con qualcuno per un’esibizione?

«Quando canti devi accettare le reazioni delle persone, ci sono sempre grandi amici e grandi nemici. Io però non mi arrabbio mai o non potrei fare questo lavoro. Solitamente la gente è dalla mia parte, amano sentirmi cantare quindi in caso mi difendono».

I pezzi forti del tuo repertorio?

«I grandi successi degli anni 90 soprattutto la dance pop, una corrente musicale un po’ bistrattata rispetto ad altre ma che secondo me merita di essere riscoperta. Poi mi adatto a cantare un po’ con tutti i generi».

A proposito di musica, sei stato protagonista del video Sorriso (Milano Dateo) di Calcutta. Come è nata questa collaborazione?

«Mi ha chiamato un membro dell’etichetta discografica per dirmi che Calcutta voleva fare un video insieme a me. Ho passato cinque giorni con la troupe che ha semplicemente ripreso la mia vita di tutti i giorni. Una bella esperienza soprattutto per avvicinarmi ai giovani, il futuro è loro e io voglio farne parte».

Fenomeno internazionale e trasversale

Metroman non si è fermato ai confini nazionali ma ha “invaso” le metropolitane anche di altre città in Europa e non solo: «Sono stato a New York e mi sono trovato molto bene, gli americani sono abituati alla musica di strada, è un’attività molto apprezzata» racconta. In futuro, una volta migliorata la situazione sanitaria mondiale, ha già in mente di raggiungere nuove mete lontane: Russia e Giappone lo intrigano.

Ma come reagiscono in altri Paesi del vecchio continente? «Mi sono esibito con buoni risultati a Madrid e Barcellona, mentre a Berlino ho trovato un’accoglienza più fredda». Per Nicolò tutto ruota intorno alla continua ricerca dell’adrenalina data dall’esibirsi in posti difficili e con tempistiche dettate dalle fermate della metropolitana. Queste condizioni esaltano la sua essenza di artista. I numeri sono sicuramente dalla sua parte, negli anni ha creato una schiera di fan di tutto rispetto: più di 130mila follower sulla sua pagina Facebook e 24mila su Instagram. Lui porta San Siro in metropolitana, come afferma, ma uno stadio lo potrebbe riempire per davvero.

Ma Metroman è un fiume in piena, non si ferma al suo personale percorso ma sogna qualcosa in più: «mi piacerebbe fondare un movimento politico chiamato “Artismo”, dove al potere ci sono gli artisti che seguono fantasia e creatività». Artista, attore e filosofo, le mille forme del fenomeno Metroman

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