In attesa delle statuette, tutti i luoghi da Oscar di Milano

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A poche ore dalla Notte degli Oscar, i pronostici si sprecano sui trionfatori al Kodak Theatre. Chi salirà sul podio, domenica notte, per ritirare la più ambita delle statuette? Quali saranno i quattro attori a spuntarla e a posare per la tradizionale foto dei vincitori, Oscar alla mano? Rispetto ad anni recenti, nel 2019 è mancato il campione o almeno un paio di fortissimi candidati che rendessero scontato il risultato finale. A Milano per chi non volesse farsi la maratona sul divano di casa, può godersela in versione integrale al Cinemino di Via Seneca, oppure al Fuorimano OTB di via Cozzi.

Milano e il cinema hanno da sempre un ruolo privilegiato. Da Lumière en Italie dei Fratelli Lumière del 1899 a Miracolo a Milano di Vittorio De Sica, centinaia di pellicole hanno fatto del capoluogo l’ambientazione di piccoli e grandi capolavori del cinema italiano e internazionale. Il centro storico è stato il set prediletto degli oltre 500 film girati a Milano, la città dove il cinema italiano è rinato nel secondo dopoguerra, mentre Roma era meta delle produzioni hollywoodiane.

Place du Dôme à Milan avec le monument à Victor Emmanuel è il titolo del primo film girato a Milano: non poteva che essere in francese, essendo stato realizzato dalla casa di produzione dei Fratelli Lumière. In 50 secondi di filmato si vede un frammento di vita milanese: un uomo e una donna (la moglie dell’operatore, prima attrice protagonista in terra lombarda) salgono sul tram con il Duomo e Palazzo Reale a fare da straordinaria quinta. Indimenticabile Totò, Peppino e la Malafemmina del 1956, in cui i due comici venuti da Napoli la scambiano per il municipio e pronunciano la famosissima frase: “Noio volevam savuar” davanti ad un ghisa molto più che stranito.

Anche qui è protagonista il Duomo che si mostra in tutta la sua bellezza anche in Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti che, all’inizio degli anni ’60 in pieno boom economico, fa passeggiare Alain Delon e Annie Girardot tra le guglie sul tetto. Una delle esperienze più indimenticabili che un turista possa fare nella metropoli lombarda. Ma la scena più sorprendete è quella ideata da Vittorio De Sica nel suo Miracolo a Milano in cui i poveri protagonisti volano sopra le guglie a cavallo di scope.

Più recentemente, anche directors hollywoodiani hanno scelto il capoluogo per girare i loro capolavori. Come Sophia Coppola che per Somewhere scegli il Principe di Savoia, in piazza della Repubblica, come alloggio super luxury per i protagonisti con tanto di suite di 500 metri quadri, dotata di piscina privata: sono padre (Stephen Dorff) e figlia di 11 anni (Elle Fanning), età che aveva la regista quando venne in Italia con il celebre genitore Francis Ford a ritirare il Telegatto, premio della rivista Tv sorrisi&canzoni cui si ispira un’altra scena girata al Teatro Smeraldo.

Opulenza sfrenata anche in Sotto il vestito niente, il sexy noir dei fratelli Vanzina targata 1985, ambientata fra salotti in, hotel di lusso e discoteche affollate che neanche lo Studio 54. Un bel grazie va a Maurizio Nichetti che in Ratataplan gira al Monte Stella nella zona di San Siro mentre in Ho fatto splash appaiono il Piccolo Teatro fondato da Giorgio Strehler e l’idroscalo, il mare dei milanesi a pochi passi dall’aeroporto di Linate. Discorso a parte va riservato al noir, che ha tratto ispirazione dalla “ligéra”, la mala milanese che, dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Settanta del Novecento, ha prodotto banditi circondati da un’aura spesso più romantica che sanguinaria. Il regista Tom Tikwer per The International del 2009 con i bellissimi Clive Owen e Naomi Watts ha selezionato con gusto da architetto paesaggista le location per raccontare una storia di omicidi, guerre e corruzione.

A Milano opta per piazzale Duca d’Aosta con lo sfondo della Stazione Centrale, Galleria Vittorio Emanuele, l’Hotel Gallia e anche un caratteristico fioraio di piazza Cordusio. Ma, soprattutto, entra in uno dei “luoghi comuni”, cioè i set più utilizzati, del cinema made in Milan fino a quel momento sempre ripreso solo dall’esterno, il Pirellone che ha aperto le porte al set.

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