Tullio Pitta: «Le agenzie viaggi non moriranno»

Tullio Pitta (5 Giornate): «Il web è uno strumento di lavoro»

Tullio Pitta - agenzie viaggi
Tullio Pitta - agenzie viaggi

Non è solo una delle storiche agenzie viaggi ma un pezzo di Milano che sta per raggiungere il secolo di vita. Tullio Pitta è la memoria e, nonostante le 74 primavere, la guida vigile di “5 Giornate”: a Mi-Tomorrow racconta come si è evoluta una professione che ha conosciuto negli ultimi anni la crisi e la sfida della tecnologia.

 

Tullio Pitta, l’intervista

tullio pitta
Tullio Pitta

Quando è stata fondata 5 Giornate?
«Nel 1923, è presente nel libro di verifiche delle Ferrovie dello Stato del 1930».

Siete una delle prime agenzie di viaggi di Milano?
«Abbiamo ottenuto il riconoscimento di bottega storica, anche se sul marchio hanno scritto 1932: non hanno tenuto conto del libro delle verifiche, hanno fatto riferimento alla data riportata dalla Camera di Commercio».

Quando è iniziato il suo impegno?
«Nel ’62, negli anni ’70 sono diventato socio e nell’85 proprietario».

Cosa ricorda degli inizi?
«Vendevamo tanti biglietti ferroviari, si facevano le gite fuori porta con i treni».

Si viaggiava anche fuori dalla Lombardia?
«Sì, erano gli anni ’60, ricordo che c’erano i viaggi organizzati di Grandi Viaggi, allora era più importante di Alpitour: le mete preferite erano Parigi e Londra, poi c’erano le crociere nel Mediterraneo che riscuotevano un grande appeal».

La Sardegna era ambita?
«Non tanto, solo qualcuno la chiedeva. L’exploit è arrivato con gli anni ’70, con la Costa Smeralda».

Come si è evoluto il gusto dei milanesi?
«Negli anni ‘70 hanno prese piede i viaggi in Africa, in Kenia, si andava nei villaggi, oppure in Messico e in Thailandia».

E negli anni ’80?
«In quegli anni il turismo si è allargato alla grande, a quei tempi i salari erano alti, non c’erano più zone del mondo senza richieste: è stato allora che è esploso il boom di Sharm el Sheik e delle Maldive».

Siamo al 2000.
«Dal 2000 a oggi le cose non sono cambiate, c’è molta domanda di posti balneari tipo Maldive, Mauritius».

I milanesi preferiscono il mare o la montagna?
«Tutti e due, anche la montagna è molto amata, ricordo che negli anni ’60 i vari club di appassionati vantavano circa 50 mila soci complessivi».

Chi era il cliente tipo dell’agenzia di viaggio?
«Una persona di estrazione media, anche un impiegato: negli anni ’70 con 250 mila lire si poteva andare in Messico».

Chi è quello di oggi?
«Gestiamo una clientela matura che non vuole avere a che fare con i viaggi prenotati su internet e le carte di credito».

Tullio Pitta, il nodo del web

Come fate ad opporvi a internet?
«Noi vendiamo prodotti dei tour operator che su internet non si trovano. Io sono convinto che le agenzie di viaggio non scompariranno mai e che il vero problema non è internet».

Quale sarebbe?
«In Italia la nostra offerta è troppo frammentata, al contrario di altri Paesi dove ci sono autentici colossi».

Internet resta comunque un concorrente molto forte.
«Il problema della mia categoria è che lo consideriamo un concorrente quando invece è uno strumento di lavoro: se lo utilizziamo svolgiamo un ruolo altrimenti siamo perdenti».

Insomma dovete aggiornarvi.
«Certo, dobbiamo prender esempio dagli Usa dove funzionano bene i consulenti di viaggio».

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