Food a Milano, a tu per tu con Pasquale Arria: «Il nostro racconto non scomparirà»

Pasquale Arria nel 2008 ha fondato l’agenzia Realize Networks: «Oggi seguo 23 clienti, sogno Ramsey e Cannavacciuolo»

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L’ultimo ingresso nella famiglia di Realize Networks, talent agency milanese specializzata nel food, è quello di Enzo Miccio. Che c’azzecca un wedding planner con il food, lo spiega a Mi-Tomorrow Pasquale Arria che nel 2008 ha fondato l’agenzia di marketing e comunicazione per talent e brand.

 

Pasquale Arria
Pasquale Arria

Food a Milano, la storia di Realize Networks

«Ogni tanto, quando c’è feeling con una persona, mi piace uscire dalla zona di comfort. E poi non bisogna dimenticare che un matrimonio è anello, abito, banchetto e torta», dice il manager che 19 anni fa, quando era ancora un 23enne con il sogno di lavorare in ambito musicale, lasciò Messina e la rosticceria di famiglia, alla volta di Milano.

«Questa città mi ha dato la possibilità di farmi ascoltare e, per questo, gli devo tanto e non saprei vivere altrove», ammette Arria che, attualmente dà lavoro a quasi 40 persone, e da «autodidatta» si è ritagliato il suo spazio grazie «all’intuizione che mi portò ad avvicinarmi al mondo del food».

Food a Milano, intervista a Pasquale Arria

Qual è stata l’intuizione?
«La crescente popolarità di Napster mi diede da pensare e decisi di spostare l’attenzione dalla musica alla televisione cominciando a seguire alcuni dei ragazzi della prima edizione di Saranno Famosi. Il crac di Lehman Brothers del 2008, anno in cui fondavo Realize Network, però mi mise in crisi perché i cachet televisivi scesero drasticamente.

Nel 2010 al MipCom di Cannes, la fiera dell’audiovisivo, intercettai il filone food e ci scommisi su. Lo stesso ho fatto, sin dall’inizio della sua diffusione, con il mondo social intercettando il filone dell’influencer marketing in tempi non sospetti».

Con chi hai cominciato nel food?
«Con Bruno Barbieri che conobbi a una cena in casa di un produttore de Le Iene mentre era in corso la registrazione della prima edizione di Masterchef. Gli proposi di diventare un mio assistito e lui, anche se era un po’ scettico perché non credeva di aver bisogno di un agente, acconsentì. Oggi seguo 23 clienti, tra cui Benedetta Parodi, Marco Bianchi e Damiano Carrara».

Il sentire comune dice che la bolla del food scoppierà. Ti stai preparando?
«No, perché non credo che il racconto del food in tv e sui social scomparirà, ma si modificherà».

Cosa deve avere un talent per entrare nella tua agenzia?
«Un messaggio da comunicare. Poi deve saper stare davanti alle telecamere e mi deve conquistare come persona. Confesso di dire tanti no».

Chi vorresti prendere in squadra?
«Nell’ambito dei sogni dico Gordon Ramsay, ma mi piacerebbe molto Antonino Cannavacciuolo».