Quarant’anni di storia con una data di scadenza: la chiusura del McDonald’s di San Babila, nato come Burghy agli inizi degli anni ’80, prevista per il 6 dicembre priverà Milano di un luogo simbolo. L’aumento dei prezzi dei canoni di affitto non risparmia nessuno, neanche le multinazionali, e così il fast food epicentro della moda “paninara” milanese abbasserà la saracinesca definitivamente.
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Burghy, simbolo degli anni ’80 milanesi
Il Burghy di San Babila era stato il primo ad aprire sotto quell’insegna, diventando centro nevralgico della cultura paninara, diffusasi prima in città e poi coinvolgendo un po’ tutto il movimento giovanile italiano degli anni ’80. Il successo dei fast food Burghy fu tale che l’azienda si espanse fino ad aprire numerosi punti vendita nella zona di Milano e del suo hinterland, tra i quali i ristoranti di piazzale Loreto, corso Buenos Aires, corso Vittorio Emanuele e galleria Vittorio Emanuele.
L’apice del successo e l’arrivo di McDonald’s
Nel 1995 Burghy poteva contare su 96 ristoranti nel centro-nord Italia, talvolta in collaborazione con Autogrill, condividendo alcune sedi coi marchi Spizzico e Ciao. Nello stesso anno vennero inaugurati i primi drive-in a Milano-Bruzzano, San Donato Milanese e Castelletto Ticino. L’anno dopo McDonald’s piombò sul mercato italiano – in cui non si era ancora affermato, possedendo “soltanto” 38 ristoranti – acquistando la rete dei locali Burghy che così cambiarono denominazione.
Il “ritorno” nel 2021
L’ultimo ristorante Burghy a passare sotto il marchio McDonald’s fu quello di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, nel 2006. Il marchio tornò ad essere utilizzato a Monza nel 2021 nell’ambito di una campagna pubblicitaria della catena Burgez: il punto vendita, tuttavia, non adotterà lo storico marchio italiano, limitandosi ad utilizzarlo per soli scopi pubblicitari.