L’influencer Camilla Bellini: «Il Fuorisalone richiede selezione»

Camilla Bellini
Camilla Bellini

Designer di interni e di prodotto, originaria della Toscana, Camilla Bellini è tra gli ospiti d’eccezione del Fuorisalone (ma il dettaglio della sua agenda è ancora top secret). Trentadue anni, un percorso di studi imperniato su Architettura e Design (sia alle superiori che all’università), Camilla è diventata oggi una vera e propria influencer del settore; ha creato un blog seguitissimo, The Diary of a Designer, e conta migliaia di follower sui social: quasi 80mila su Instagram e oltre 16mila su Facebook. In occasione del Fuorisalone, racconta a Mi-Tomorrow la sua idea di design.

Camilla, come ha avuto l’intuizione del blog?

«Molto spontaneamente. Come designer di interni e di prodotto, ho cominciato a condividere il mio lavoro, il mio gusto estetico e i contenuti creativi sui miei profili social. In questo modo, si è formata un po’ alla volta una community di persone intorno a me, in modo molto naturale. E nel 2016, mi è venuta l’idea di creare The Diary of a Designer».

Qual è lo scopo di questo spazio digitale?

«Voler aprire le porte del design alle persone comuni, avvicinare il grande pubblico a questo mondo bellissimo. Il design parla tanto a se stesso, agli addetti al settore, ma poco all’utente finale. Viene affrontato sempre in modo molto tecnico. Io cerco invece di affrontarlo in modo emozionale ed esperienziale, rinunciando al linguaggio tecnico in favore di uno più immediato».

E il riscontro com’è stato?

«Ottimo, hanno iniziato subito ad arrivarmi tanti messaggi di persone che non avevano mai preso in considerazione il mondo del design e che invece ne sono rimaste affascinate».

Come si coniuga il lato “tecnico” del design al mondo dei social?

«Personalmente, non do’ tanto spazio al lato tecnico, non lo esalto. Prediligo sempre il discorso emozionale. Ovviamente, la parte tecnica viene sviluppata nel momento in cui mi interfaccio con le aziende, lì non può mancare, ma sui social scelgo la comunicazione esperienziale. Quella comunicazione che porta le persone a volerne sapere di più. Con i tecnicismi sarebbe molto difficile appassionare. Bisogna riuscire a stimolare la curiosità che porta gli utenti ad approfondire gli aspetti del design».

Di cosa si occupa il suo studio?

«Gestiamo tre aree di lavoro. Una progettuale, che riguarda i prodotti e gli interni; poi quella di comunicazione e design. E infine la gestione e formazione relativa alla comunicazione digitale per le aziende di design, per cui prevediamo anche dei corsi (per contatti hello@camillabellini.com, ndr)».

Sarà presente agli appuntamenti del Fuorisalone?

«Sono qui per tutta la settimana, ho un’agenda pazzesca. Ma non posso ancora svelare di più».

Qual è la sua idea su questa manifestazione?

«Penso che sia ricca di stimoli e di cose belle da vedere. Si susseguono tantissimi incontri, e diverse realtà si mostrano nel loro lato più spettacolare. Sono parecchi gli eventi che meritano di essere visitati, Milano pullula di iniziative e di cose da fare. Perciò va operata una selezione. È sicuramente un’occasione di ricchezza per la città. Si ha modo di creare contatti, fare rete e prepararsi a un anno di collaborazione proficua».

Come descriverebbe il suo gusto estetico?

«Elegante; con una nota classica ma rivisitata in chiave moderna. E mi piace che in un un ambiente ci sia qualcosa che crei un contrasto».

Si definirebbe una influencer?

«È una strada che stiamo percorrendo. Stiamo scrivendo un libro, che verrà edito da Hoepli, sull’influencer marketing. Mi piace molto dare consigli e confrontarmi con i follower. Direi forse che mi sento una “content creator”. Creiamo contenuti di qualità, per i social, anche a livello video. Non è mai una foto messa lì per caso, o perché semplicemente è un bel prodotto o un bello scatto. Si va oltre: l’idea è arricchire chi è in contatto con me. È questo il vantaggio chi ci offrono i social, dare qualcosa in più».

Quali consigli darebbe, a livello progettuale, a chi deve rifare casa?

«Visto che spesso si deve rispettare un budget, io consiglio sempre di occuparsi prima di tutto dell’involucro: pavimenti, rivestimenti, infissi, finestre e porte. Questi sono elementi che poi non si cambiano per i successivi 15 o 20 anni. L’arredamento invece può essere rivisto in seguito, piano piano. Se l’involucro è bello e di qualità, anche il resto ne guadagna».

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