La tredicesima del 2023 presenta valori in crescita, ma i suoi benefici sui consumi natalizi saranno attenuati dall’effetto dell’inflazione, amplificando il freno già avvertito l’anno precedente. Questo è quanto emerge dalla stima dell’Ufficio Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza.
L’inflazione fa registrare una diminuzione di -1,1% nei consumi
A prescindere dall’inflazione, la tredicesima di quest’anno avrà un impatto di 4 miliardi e 337 milioni di euro (rispetto ai 4 miliardi e 125 milioni del 2022). Nel 2023, il tasso d’inflazione è previsto al 6,2%, generando una diminuzione del -1,1% nei consumi, al netto dell’inflazione, rispetto al 2022. Il 53% della tredicesima, pari a 2.287 miliardi, sarà destinato a diverse spese, che vanno dalle obbligazioni fisse come le rate condominiali, i mutui e le rette scolastiche, fino a interventi occasionali necessari come manutenzioni e riparazioni.
Il 75% delle aziende fatica a reperire il personale
Per quanto riguarda la domanda e l’offerta di lavoro, dall’indagine si evince che il 34% delle imprese vuole assumere nel periodo di Natale, ma il 75% ha difficoltà nel reperire personale. Le figure professionali più richieste sono cameriere/personale di sala (17%); addetti alle mansioni amministrative (16%); commessi (14%); cuochi/addetti alla cucina (13%) baristi e receptionist (11%). Le assunzioni avverrebbero in prevalenza con contratti a tempo indeterminato (31,5%) e determinato (30,8%).
Sull’analisi complessiva dei consumi c’è l’erosione causata dall’inflazione
«In un’analisi di stima complessiva dei consumi – rileva Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – dobbiamo tener conto dell’erosione causata dall’inflazione. E sono tante le spese in carico alle famiglie. Ma ugualmente riaffermiamo il nostro moderato ottimismo sui consumi del mese di dicembre, così importante per le attività commerciali».