Autismo, giornate particolari

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Ci siamo lasciati alle spalle, il 2 aprile, la Giornata mondiale dell’autismo. Una giornata particolare, dedicata a un tema molto difficile e più presente di quello che si pensi. Parliamo di una condizione ancora difficile da spiegare per la medicina e per la scienza.

Per prima cosa quindi occorrerebbe incoraggiare la ricerca, finanziarla, soprattutto a Milano dove sono presenti centri di eccellenza nell’ambito dello studio neurologico e neuropsichiatrico. Dall’altro lato va fatta una riflessione profonda su come vengono assistite le persone autistiche e le loro famiglie. C’è un dato sconcertante ed è quello delle liste di attesa pubbliche per le visite neuropsichiatriche infantili.

Si parla, in alcune strutture, di più di 12 mesi di attesa per una prima visita: sappiamo bene quanto riconoscere prima possibile le diverse forme di autismo sia essenziale per iniziare un percorso di terapia di psicomotricità, logopedia, neuropsichiatria. Non migliora la situazione nel campo della terapia stessa: trovare un posto nel pubblico è un miraggio.

La stragrande maggioranza delle famiglie è quindi costretta ad accedere ai servizi da solventi – cioè pagando – e le spese sono tante, continue e senza fine. C’è poi il tema delle scuole, in particolare le materne, in cui spesso il personale didattico non è formato in modo adeguato per fronteggiare determinate situazioni. L’autismo resta un fiume carsico, se ne parla poco.

I passi in avanti che sono stati fatti sono incoraggianti e ci sono tanti esempi positivi nella nostra città su come affrontare questa speciale condizione. Ma bisogna cominciare da un lato a risolverne i problemi: eliminare le odiose liste d’attesa che lasciano nell’ansia tanti genitori, agevolare le famiglie, non solo dal punto di vista economico ma anche aiutandole a trovare spazio, tempo, momenti di riposo.

Dall’altro bisogna cominciare a parlarne di più, dell’autismo: ancora oggi è considerato (da chi non lo vive quotidianamente) qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi. La conoscenza della realtà potrebbe stupirci, facendoci capire quello che di speciale (ed è tanto) ci sia in determinate condizioni dell’essere.