Nei prossimi mesi, quando la crisi scatenata dal virus sarà ancora più evidente, diventerà più chiaro l’impatto sociale. Ci saranno vecchi poveri a cui si aggiungeranno i nuovi. Alcune categorie saranno più colpite, altre meno, altre paradossalmente ne usciranno rafforzate. Questo rischia di essere ancora più evidente nelle città e in particolare a Milano.
Gli effetti della crisi
Chi ha un lavoro dipendente a tempo indeterminato e non a rischio, o chi è dipendente pubblico, potrebbe anche vedere un aumento del proprio risparmio (nei mesi di lockdown, a parità di salario, sono state infinitamente minori le uscite).
Poi ci sono tante lavoratrici e lavoratori che vivono con ansia, pur avendo un contratto, perché impiegati in aziende e in settori messi pesantemente sotto pressione già oggi e ancora di più nel futuro. Infine, ci sono i sommersi: non solo quelle categorie storicamente a rischio povertà.
A Milano sono migliaia le partite iva, i freelance, i lavoratori autonomi collegati a quel grande sistema di autopromozione che è uno dei core business della città. Sono persone che in questa fase hanno tutele poche o nulle, che rischiano di vedere una pesantissima contrazione dei loro fatturati se non addirittura una vera e propria caduta nella zona di povertà.
La crisi e il sistema del welfare
Basti l’esempio di tutto quel mondo creativo che ruota intorno alle settimane a tema che contraddistinguono la nostra città. Dovrà cambiare profondamente il sistema di welfare italiano e anche quello comunale. Bisognerà avere il prima possibile il quadro della situazione – numeri e dati – e agire di conseguenza.
Il rischio, al contrario, è che la ripartenza non sia per tutti e quindi sia con un pesante freno a mano tirato. Questa crisi ha messo ancora di più in evidenza molte delle diseguaglianze che già erano presenti prima, non affrontarle potrebbe essere esplosivo.