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26. 04. 2024 22:55

Green, ma non se non sei “al verde”

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Della trasformazione green delle nostre città, società ed economie si fa un gran parlare, è diventata ormai una delle poche cose che trovano larga condivisione nel dibattito pubblico (anche se pure su questo tema ci sono i negazionisti), si scrivono documenti e si organizzano conferenze internazionali. Una necessità di cambiamento urgente, visto lo stato del nostro pianeta, della qualità dell’aria che respiriamo e dei cambiamenti climatici che ormai incidono sempre più sulla vita quotidiana.

Il tema della mobilità green

Nelle città uno dei temi più rilevanti è quello della mobilità, appunto, green. Si dice che l’auto elettrica rappresenti la svolta per l’ambiente e l’ecosistema cittadino. Poi, però, chiunque consulta il listino di qualsiasi casa automobilistica e si rende conto che c’è qualcosa che non quadra fino in fondo. Le auto elettriche costano molto di più di quelle a benzina o gasolio. Non tutti – anzi, si può ipotizzare una buona maggioranza – possono spendere quei soldi in più in nome dell’ecologia.

Quindi, per essere green fino in fondo bisogna non essere “al verde”, bisogna essere ricchi o quasi. D’altra parte, un certo tipo di ecologismo ha assunto dei tratti quasi elitari, snob, un tempo si sarebbe usato “radical chic”, ma oggi questa definizione non vuol dire quasi più nulla. Per sentirsi a posto con la coscienza del pianeta, insomma, bisogna avere i danee. Eppure, paradossalmente, sono i più “poveri” ad avere spesso più esigenze di spostamenti lunghi nella quotidianità, per andare al lavoro o per usufruire di servizi difficilmente rintracciabili magari nel quartiere o nel paese in cui si vive.

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Insomma, la questione presenta un bel po’ di contraddizioni, difficilmente risolvibili con l’accetta. Anche se un’accetta verde.

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