Speciale Inter-Juve: nerazzurri, è un altro match point Champions

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Come in una lunga partita di tennis, l’Inter sta fallendo un match point dietro l’altro. Sconfitta contro la Lazio, pari con l’Atalanta, pari contro la Roma, sempre davanti al proprio pubblico. San Siro non è foriero di grandi gioie, al momento, particolarmente se di fronte ci sono squadre che lottano per lo stesso obiettivo: la zona Champions.

Di ancor più alto rango e livello sarà il prossimo avversario, la Juventus, attesa a San Siro per mettere una ciliegina su una torta già divorata, un campionato chiuso con largo anticipo avendo la matematica certezza di cucirsi lo scudetto addosso. L’Inter non ha ancora la fortuna del traguardo centrato, non se l’è guadagnata.

Viaggia a una velocità di crociera blanda, ma comunque sufficiente per mantenersi al terzo posto con un distacco di cinque punti su Milan e Atalanta, sei sulla Roma, otto sul Torino. Superare a pieni voti l’ostacolo Juventus vuol dire mettere un’ipoteca, riuscire nell’intento non è scontato.

Ricordi. La Juventus non ha nulla da chiedere alla partita, se non un fatto di orgoglio, certamente presente in un gruppo il cui zoccolo duro vince da otto anni il campionato, spesso accompagnato da qualcos’altro (non in Europa). Dal lato opposto, all’Inter non serve vincere per il solo gusto di farlo.

Fa classifica, fa morale, crea convinzione in vista del rush finale di campionato e magari del prossimo anno, quando bisognerà presentarsi con adeguati rinforzi se l’idea sarà quella di colmare il gap con i rivali storici. Lo scorso anno fu proprio lo scontro diretto del Meazza, pur perso, a dare l’impressione che i nerazzurri non fossero così lontani.

A lungo in dieci contro undici, con l’ostacolo di un torto arbitrale evidente (il mancato secondo giallo a Pjanic) i nerazzurri riuscirono a riacciuffare i rivali e persino a scavalcarli, prima di cedere per un rimpallo fortunoso pescato da Cuadrado e una rete subita su calcio piazzato.

Gli obblighi del settlement agreement non hanno permesso di trattenere due elementi non di proprietà il cui ingresso in scena aveva innalzato enormemente la qualità e la mentalità del complesso nerazzurro: Rafinha e Cancelo. L’ultimo di questi è addirittura finito proprio alla Juventus, pur tra alti e bassi ben superiori rispetto a quelli mostrati a Milano ha confermato di avere tecnica di base e possibilità offensive che avrebbero fatto molto comodo.

I rimpiazzi non hanno fatto quanto nelle attese: Vrsaljko si è infortunato gravemente ed è già partito (in gennaio è stato preso Cedric che oggi sta facendo da riserva a D’Ambrosio) mentre Nainggolan ha patito infortuni in fila e si è dimostrato determinante a fasi alterne. Dal 1° luglio l’accordo con l’Uefa terminerà.

La partita di San Siro dirà da quali presupposti, vicini o lontani dalla Signora, potrà partire il primo mercato senza paletti così stringenti. Gli errori, una volta di più, andranno ridotti al minimo se non azzerati.


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