Speciale Inter-Juve, Anastasi: «Tre punti per arrivare a 102»

pietro anastasi
pietro anastasi

L’essenza di Pietro Anastasi è stata ben analizzata nel tempo da uno scrittore del calibro di Alessandro Baricco: «Finì per essere il simbolo vivente di un’intera classe sociale: quella di chi lasciava a malincuore il Meridione per andare a guadagnarsi da vivere nelle fabbriche del Nord».

Nato a Catania nel 1948, Anastasi legò subito la sua attività da professionista alla Juventus, divenendo un uomo-simbolo dei bianconeri a cavallo degli anni Sessanta e Settanta: vinse tre scudetti, giocando 307 partite ufficiali condite da 133 reti.

Campione d’Europa con la Nazionale italiana nel 1968, nel suo curriculum ci furono anche due anni all’Inter, dal 1976 al 1978 (66 presenze ufficiali con 13 gol), ma il cuore è rimasto comunque juventino al cento per cento.

Per lui la sfida del “Derby d’Italia” ha sempre un sapore speciale, tanto da trovare sempre una motivazione importante per vincere, pur con uno scudetto già cucito sul petto.

Dove si trovano le motivazioni per una gara del genere?
«Intanto penso che la Juve abbia il dovere di provare a vincere tutte le partite che restano per eguagliare il record dei 102 punti, raggiunto nel 2014».

Una bella impresa…
«Ci sono partite difficili in calendario, non sarà per nulla facile».

E l’Inter?
«La Champions per i nerazzurri non è ancora matematica, quindi ritengo che loro abbiano più motivazioni».

Quindi un pronostico a favore di Spalletti?
«Un pareggio alla fine andrebbe bene a entrambe le squadre».

È ancora frastornato dal dopo Ajax?
«La delusione è stata tanta, perché francamente tutti al sorteggio pensavamo di poter passare il turno».

Cosa è mancato?
«La concentrazione giusta. Il doppio confronto non è stato affrontato con la mentalità appropriata».

Colpa di…
«Non penso che ci siano colpe particolare, quanto il pensiero di potercela fare, dando un po’ per scontato l’avversario quando nel calcio nulla è mai scontato».

Il calcio degli olandesi l’ha impressionata?
«Bisogna indubbiamente riconoscere tanto merito all’Ajax, ma insisto purtroppo sul demerito della Juve, alla quale in campo sono mancati giocatori come Bernardeschi e Dybala, senza andare a prendere quelli che sono rimasti fuori».

Come si migliora questa Juve?
«Sicuramente andranno fatti altri investimenti, a partire dalla difesa. Con l’addio di Barzagli, l’unico che vedo sempre pronto e affidabile è Chiellini, ma è necessario ringiovanire la rosa, a cominciare dal reparto arretrato».

Si aspetta un nuovo mercato roboante?
«I prezzi dei giocatori che fanno la differenza sono alti, ma bisogna spendere se si vuole prima o poi vincere la Champions».

E’ ancora rammaricato per il passaggio di Marotta all’Inter?
«Mi è dispiaciuto perché sono suo amico e la Juve è la mia squadra del cuore. Purtroppo nella vita non sempre si può andare d’accordo, subentrano visioni diverse e arrivano i divorzi. Resta la stima per il professionista e la riconoscenza per quello che ha fatto nei suoi anni alla Juve».

Però è andato in casa del “nemico”…
«Una volta che i matrimoni si rompono, può succedere qualunque cosa. Non gliene faccio una colpa».

Vedrebbe bene Icardi alla Juve?
«Io prendere sempre un centravanti come lui, ha pochi eguali in Italia e in Europa. Non è da tutti vincere due volte la classifica cannonieri in Serie A: ci penserei attentamente».

Anche con Wanda Nara procuratrice e moglie così presente?
«Magari alla Juve saprebbero trovare le giuste misure per farla stare al suo posto».


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