Quel Ministero della Disabilità che divideva e divide (ancora)

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C’era una volta il Ministero della Disabilità. Fu un’idea nata da Matteo Salvini all’epoca della formazione del governo Lega-Cinque Stelle. Poi quel dicastero, con la crisi di governo della scorsa estate, è sparito, rimettendo la delega in materia nelle mani del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

 

Scelte, sia quella di formare un ministero ad hoc, sia quella di sopprimerlo, che sono ancora oggi oggetto di un dibattito che divide. In primis, sgombriamo il campo da qualsiasi dubbio. Le Federazioni delle persone con disabilità (FISH e FAND) hanno continuato a spingere, anche con questo nuovo Governo, chiedendo una forte volontà politica e un assetto strategico e istituzionale chiaro. Il premier si era impegnato a creare un sottosegretariato con delega per le disabilità, ma, di fatto, questa materia è rimasta genericamente in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Quel che restano sono le parole pronunciate da Conte al momento di chiedere la fiducia alle Camere per il suo secondo esecutivo. In quel frangente, il Presidente del Consiglio aveva espresso l’intenzione di «realizzare una razionale riunificazione normativa della disciplina in materia di sostegno alla disabilità e alla non autosufficienza, promuovendo politiche non meramente assistenziali, ma orientate all’inclusione sociale dei cittadini con disabilità e al pieno esercizio di una cittadinanza attiva».

Critiche. Per la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH), «la Presidenza del Consiglio può autorevolmente assumere i compiti di indirizzo e di coordinamento verso i Dicasteri e gli Enti pubblici, relazionarsi legittimamente con le Regioni e gli Enti locali nel rispetto dell’art. 117 della Costituzione ma anche nell’intento di garantire livelli uniformi di prestazioni che rimuovano le attuali evidenti disparità territoriali».

Di fatto nulla di tutto ciò – secondo le principali sigle – è stato attuato. Tra i contrari, fin dai tempi del governo giallo-verde, c’è l’Associazione Nazionale per la promozione e la difesa dei diritti delle persone disabili (Aniep), che al momento dell’insediamento di Lorenzo Fontana al ministero della Disabilità, parlò di operazione che ghettizza la categoria.

Eppure, per ora, del Codice della Disabilità c’è traccia solo nei verbali della seduta dello scorso 28 febbraio quando il Consiglio dei Ministri approvò dieci disegni di legge di delega per le semplificazioni, i riassetti normativi e le codificazioni di settore.

Tra gli interventi scritti in quel testo, declinati in nove aree, ci sono la volontà di riordinare la disciplina dei congedi parentali per i lavoratori che assistono familiari con disabilità, di prevedere agevolazioni, anche di natura fiscale, in favore dei datori di lavoro che attivano politiche ed azioni volte a migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti con disabilità o che assistano familiari con disabilità, interventi per la maternità delle donne con disabilità, riconoscimento di misure di sostegno per caregiver familiari. Tutto fermo, al momento.


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