Venerdì a Milano, la città è aperta per sciopero

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A Milano ci sono venerdì in cui si scatena un fenomeno particolare: possiamo definirlo “effetto panico”. Una sigla sindacale, di solito molto minoritaria e con pochi sostenitori, proclama uno sciopero dei mezzi pubblici.

 

Sciopero a cui solitamente aderiscono pochissimi lavoratori, i mezzi funzionano in modo quasi assolutamente regolare. Aperto per sciopero, potremmo quasi ironizzarci sopra. Eppure si scatena il caos comunque: basta l’annuncio per indurre pendolari e cittadini a usare l’auto e a non prendere i mezzi.

Con conseguenze nefaste per il traffico e non solo. Questo fenomeno comporta diverse conseguenze: la prima, l’esasperazione dei milanesi nei confronti degli scioperi. Perché, anche se si immagina che i mezzi comunque funzioneranno, non si avrà mai la certezza. La seconda consiste nella perdita di importanza e rilievo di uno dei diritti fondamentali dei lavoratori, che è appunto quello dello sciopero.

Siamo disposti ad accettare dei disagi quando persone come noi, che lavorano, incrociano le braccia per difendere dei loro diritti o per rivendicare aumenti e migliori condizioni lavorative. Quando la maggioranza dei dipendenti sciopera, quando c’è un tema urgente, siamo tutti disposti ad accettare che la città si blocchi.

Lo siamo meno quando sigle sindacali assolutamente minoritarie utilizzano lo strumento dello sciopero in modo assolutamente velleitario e senza senso. Non sarebbe male, per questo, che si facesse finalmente una legge sulla rappresentanza sindacale, che dia forza a chi davvero rappresenta i lavoratori e che invece limiti chi rappresenta quasi nessuno.

Proprio perché il diritto allo sciopero e lo sciopero sono fondamentali strumenti di democrazia e di partecipazione: guai a toccarli. Ma l’uso sconsiderato e irrazionale, quando svilisce un diritto, è quasi inaccettabile.


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