Ferrari Club Milano: «Un raduno per tutti»

ferrari club milano

Un’avventura lunga 41 anni, di passione e di voglia, tutta concentrata sul Cavallino Rampante: il Ferrari Club Milano esiste dal 1978 e da allora il presidente, l’organizzatore, il cuore pulsante dell’associazione è sempre stato Enzo Dell’Orto. Anche ora che ha 76 anni e si dedica all’evento organizzato ogni anno come se fosse il primo. Il giorno scelto per l’evento è il 29 settembre.

Presidente, cosa porta con sé di questi 41 anni alla guida del club?
«Ormai siamo al trentacinquesimo raduno. Siamo stati ovunque, non solo a Milano. Abbiamo portato le Rosse anche fuori dall’Italia, fino in Slovenia. Siamo andati a Cagliari portando più di cento vetture attraverso un traghetto, cosa non semplicissima. Ogni anno abbiamo degli appassionati che arrivano da tanti Paesi del mondo, alcuni dalla Svizzera che sono sempre presenti, ma anche dagli Stati Uniti».

Cosa proponete per quest’anno?
«Abbiamo come sempre una grande partecipazione di ferraristi, dei nostri soci ma anche di qualche supercar storica. Partiremo da via Palestro alle 11.00 per la punzonatura, poi ci trasferiremo nelle vie circostanti di Milano. Quindi abbiamo in programma un breafing in albergo e poi tutti a Boffalora Ticino per il pranzo, dove resteremo fino a metà pomeriggio per poi consegnare un omaggio a tutti i partecipanti».

Quante persone radunate in questi incontri?
«Lo scorso anno eravamo quasi una novantina, ma siamo andati spesso oltre il centinaio. Nel 2013 eravamo arrivati ad avere fino a 150 vetture presenti al raduno. Da qualche tempo abbiamo deciso di ridurre l’iniziativa a una sola giornata perché era più facile per ragioni organizzative, ma per vent’anni l’incontro è durato per un intero fine settimana, sabato e domenica. Di recente siamo tornati alla formula della giornata unica».

Cosa auspica per i prossimi anni?
«Vorrei tornare a girare in piazza Duomo con le auto. È il posto in cui siamo stati fino a pochi anni fa. Purtroppo le ultime due amministrazioni cittadine a Milano ci hanno negato il permesso e quindi abbiamo dovuto ripiegare sulle vie circostanti, ma passare sotto il simbolo della città è tutta un’altra cosa. Richiama un numero ancora superiore di appassionati rispetto a quello attuale».

La sua, di passione, non sembra scemare.
«Questa è una malattia che non può guarire. Per me parlano gli anni e l’impegno che ci metto ancora. Organizzare un raduno del genere porta via almeno un paio di mesi, ma io voglio continuare ad andare avanti, anche se non è più la Ferrari che ho conosciuto io tanto tempo fa».

Come mai?
«Ho avuto l’onore di incontrare personalmente Enzo Ferrari, ho portato un pullman di persone a visitare la fabbrica. Dopo la morte del commendatore ho passato momenti difficili perché i vertici di Maranello mi hanno fatto causa per l’utilizzo del marchio, ma dopo 29 anni e diversi gradi di giudizio alla fine ho vinto io definitivamente nel 2004. Abbiamo fatto un accordo per cui ho accettato di togliere il Cavallino Rampante e mettere il simbolo del Duomo».

Perché ha accettato?
«Continuo a pensare che quello che ho fatto è testimoniato dalla passione e non da un simbolo o un altro. In ogni caso, da due anni a questa parte, sono tornato a mettere il Cavallino anch’io. Lo usa chiunque in Italia, non vedo perché non dovremmo farlo noi».

Ma in centro
la festa c’è…
Novant’anni con il Cavallino Rampante e una grande festa ai piedi del Duomo. Mercoledì 4 settembre alle 17.30 è il momento da cerchiolino rosso in cui gli appassionati hanno la possibilità di ammirare le monoposto in rosso che hanno fatto la storia della scuderia in Formula 1. Capolavori di meccanica e ingegneria che hanno visto alla guida fenomeni come Niki Lauda, recentemente scomparso, fino all’indimenticato Gilles Villeneuve e a Michael Schumacher, il pilota più vincente di sempre nella categoria. Saranno presenti Sebastian Vettel e Charles Leclerc, ma anche volti del passato come Jody Scheckter e Jean Alesi.


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