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03. 05. 2024 22:31

Kebhouze, la catena di Gianluca Vacchi non chiude: «Ci sarà per tanti anni ancora»

Lo ha assicurato il socio del famoso influencer, Oliver Zon

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Kebhouze, la catena di kebab di Gianluca Vacchi, non chiuderà. Lo ha assicurato il socio del famoso influencer, Oliver Zon, che ha voluto fare chiarezza su LinkedIn dopo un articolo di Gambero Rosso che parlava di perdite per quasi due milioni di euro. «Una testata autorevole e storica come Gambero Rosso – quotata in borsa – si permette di scrivere senza alcuna base che 112 dipendenti rischiano il lavoro per racimolare qualche clic».

Kebhouze, la nota

«Chiediamo rispetto – si legge -. E se non vi riesce per Gianluca Vacchi o per noi, quantomeno per tutti coloro che lavorano negli store. Parliamo di 149 ragazze e ragazzi – perché i nostri dipendenti non sono 112 (siete mal informati su tutta la linea) – la maggior parte tra i 20 e i 30 anni, che in questi momenti stanno vivendo la paura di perdere il lavoro quando è un’azienda solida e con prospettive importanti. Kebhouze c’è e ci sarà per tanti anni ancora».

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Kebhouze, la verità

Il post prosegue con un altro paragrafo intitolato “La verità”: «Kebhouze è un’azienda giovane in regime di Startup, con una visione precisa di penetrazione del mercato e con una strategia di investimenti importanti e continui nei primi anni per posizionare la nuova catena in un certo modo. Il primo margine dei locali è in positivo, e tutti noi siamo entusiasti dei risultati di Kebhouze: quelle che il giornalista chiama perdite in realtà sono per noi un fenomeno non imprevisto ma in linea con quelli che sono i processi di avviamento di una Startup, per un progetto che ha generato oltre 5 milioni di fatturato nel 2022 e che prevede di raddoppiarlo nel 2023».

Kebhouze, il futuro

«Tra l’altro Gianluca Vacchi è semplicemente il principale investitore dell’azienda, formata a livello operativo da un gruppo di ragazzi italiani che hanno intravisto un’opportunità in un vuoto di mercato e proposto l’idea alla persona giusta. Non usiamo soldi pubblici, non rubiamo nulla a nessuno, vi chiediamo semplicemente di continuare a farci lavorare con umiltà in questa bellissima avventura chiamata Kebhouze. È già difficile così fare impresa in Italia».

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