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29. 04. 2024 09:17

La prima donna della CRUI al timone della Bicocca, Giovanna Iannantuoni: «Da 6mila a 38mila studenti in 25 anni»

La rettrice dell’Università racconta le difficoltà lavorative del mondo femminile: «Purtroppo c'è ancora una grande ritrosia da parte delle donne a ricoprire posizioni di leadership»

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La professoressa di Economia Politica Giovanna Iannantuoni, dal 2019 rettrice dell’Università Bicocca, dal novembre scorso è anche la prima donna a presiedere la CRUI, la Conferenza dei rettori delle università italiane statali e non statali riconosciute. Una laurea in Discipline economiche e sociali alla Bocconi, ha conseguito il PhD in Economics in Belgio, alla Louvain-la-Neuve University e poi trascorso diversi anni presso i più prestigiosi dipartimenti di economia, quali Rochester University, Carlos III de Madrid, University of Cambridge.

Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università Bicocca: «Viviamo momenti difficili per l’ampliarsi delle disuguaglianze di reddito e di genere. Gli studenti fanno bene a esprimere le proprie idee»

La CRUI ha scelto come presidente una rettrice donna per la prima volta dopo 60 anni di storia. Cosa significa per lei?
«Avevo deciso di candidarmi perché volevo portare una visione di cambiamento e innovazione rispetto al passato. I miei colleghi hanno premiato questa visione, affidandomi un ruolo così importante nel sessantesimo anno della Conferenza dei rettori. Le competenze e le idee prescindono dal genere, ma essere la prima donna in un mondo ancora molto maschile è un segnale di forte discontinuità».

In Italia, contro 73 rettori abbiamo 12 rettrici, di cui 2 a Milano: lei e Donatella Sciuto del Politecnico. Sta cambiando qualcosa nel mondo accademico sul tema della parità di genere, a Milano in particolare?
«Purtroppo c’è ancora una grande ritrosia da parte delle donne a ricoprire posizioni di leadership. E anche quando lo fanno, non sempre trovano un contesto favorevole, devono essere ancora più motivate, molto più forti di un collega maschio. È un problema che riguarda in generale il mercato del lavoro: solo una donna su due ha un impiego fisso. L’università può e deve fornire strumenti concreti per emanciparsi nella propria professionalità futura ed educare gli studenti al rispetto di genere».

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L’anno che si è da poco concluso ha visto la celebrazione dei 25 anni dell’Università Bicocca: le chiedo un bilancio di questo quarto di secolo e soprattutto una panoramica sugli scenari futuri per l’ateneo.
«In questi anni la crescita di Bicocca si è misurata nel numero dei suoi studenti (erano solo 6mila nel 1998, oggi sono 38mila divisi in 77 corsi di studio), nell’offerta formativa anche post laurea con la Bicocca Academy, la scuola dell’Alta formazione appena varata, e nella qualità della ricerca. Il tutto si è tradotto in un efficace trasferimento scientifico e tecnologico (396 contratti di ricerca attualmente attivi con 351 aziende ed enti privati per un valore di oltre 11 milioni di euro). Il nostro obiettivo è contribuire ogni giorno di più allo sviluppo sociale, sostenibile e culturale della società».

A dicembre in Bicocca è nato il primo laboratorio di maglia e uncinetto promosso dagli studenti, per sfruttare i benefici della “knitting therapy”. Come sta andando e come l’ha accolto?
«Sono orgogliosa di questa iniziativa che sta avendo successo in termini di inclusività e socializzazione. In anni difficili come quelli che stiamo vivendo, Milano-Bicocca promuove con forza attività culturali improntate al rispetto dell’altro e al senso di comunità, come questa attività portata avanti dai nostri ragazzi».

Cosa ne pensa del “movimento delle tende” e cosa crede si possa fare, realisticamente, in una città cara come Milano per il problema degli alloggi degli studenti fuori sede?
«Viviamo momenti difficili per l’ampliarsi delle disuguaglianze di reddito e di genere. Gli studenti fanno bene a esprimere le proprie idee. Sul tema l’attenzione non è mai stata così alta come oggi. Penso per esempio all’accordo per i beni demaniali e all’alleanza fra istituzioni, privati e università. Non è un problema che si risolve in poco tempo, ma ci si sta muovendo per trovare una soluzione».

A novembre si è sollevato un appello di circa 4mila studiosi per cessare la collaborazione tra le università italiane e gli atenei israeliani. Qual è la sua posizione?
«La libertà di espressione è un diritto inviolabile, ma la ricerca scientifica non ha e non deve avere bandiere né ideologie. Chiunque può, a titolo personale, avere le posizioni che crede ma la scienza e la cultura da sempre si alimentano e trovano ragion d’essere dal libero scambio e dalla contaminazione reciproca di menti e di conoscenze».

 

 

I NUMERI DELLA BICOCCA

Nel 1998 con decreto ministeriale fu istituita la “Seconda Università degli Studi di Milano”, che prese il nome di Università di Milano-Bicocca. L’ateneo oggi conta 38mila studenti, più di 1.180 professori e ricercatori, 77 corsi di laurea, 19 di dottorato e oltre 300 progetti di ricerca nazionali e internazionali. Ci lavorano quotidianamente anche 843 dipendenti nei due poli di Milano e Monza, dove ha sede il dipartimento di Medicina e chirurgia.

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