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29. 03. 2024 07:39

Milano vista con gli occhi dei bambini: i piccoli alunni raccontano i propri quartieri

Gli alunni sono chiamati a raccontare il loro quartiere attraverso disegni, fotografie e testi

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«La trama di una città è fatta di relazioni e la sua bellezza è fatta dagli occhi di chi la guarda». La psicologa Francesca Frediani ha presentato così – nell’ambito del ciclo di incontri “Sfide-La scuola di tutti” – Andata-ritorno, i bambini raccontano Milano, il progetto che in tre anni coinvolgerà 700 bambini e ragazzi di sedici scuole delle periferie milanesi.

La Frediani è responsabile del laboratorio di scrittura creativa la Grande fabbrica delle parole. Insieme alla Fondazione De Agostini sta portando avanti un lavoro che stimola i bambini a raccontare il loro quartiere attraverso disegni, fotografie e testi.

«Durante il primo lockdown il progetto è rinato in forma virtuale per sostenere i bambini che erano chiusi in casa. All’interno delle loro case hanno continuato a immaginare, a raccontare e disegnare i luoghi della città: i loro occhi sono diventati le nostre finestre, e il progetto ha assunto una profondità che non avremmo mai immaginato» prosegue l’ideatrice di Andata-ritorno.

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Gli istituti. Per ora sono stati coinvolti i bambini di alcune scuole della Barona, della Bovisa, di Corvetto e di via Padova. Luisa, che frequenta la quinta della Giacomo Leopardi (Comprensivo Maffucci) ha disegnato un ristorante di sushi, ma non uno qualsiasi: «Ho scelto il negozio di mio papà perché quando ero piccola a sei mesi sono andata in Cina e la mia nonna mi ha cresciuta, ci sono stata dieci anni, poi sono arrivata in Italia (…) Questo negozio è il primo negozio di mio papà in Italia, ecco perché ho disegnato il negozio Sakura Sushi!», ha scritto sotto al disegno.

Un altro esempio che colpisce è quello di Islam, che frequenta la quinta dell’Istituto Comprensivo Marcello Candia,«Il motivo per cui ho disegnato la casa Jannacci è perché siamo andati a visitarla. Mentre venivo a scuola ho incontrato un poveretto che ci entrava e quando mi dissero di disegnare, ho pensato a quel poveretto»; il suo compagno Christian ha invece scelto di disegnare la fermata del bus 65, che vede dall’alto della finestra della sua scuola.

Tanti bambini che frequentano il Trotter hanno rappresentato il grande parco fra via Giacosa e via Padova, oppure c’è chi ha disegnato con dovizia di particolari la sua libreria preferita. Molti hanno rappresentato la loro casa o quella dei nonni, campi sportivi, l’oratorio o i negozi di quartiere. Guardare i disegni e leggere le “didascalie” è un modo stimolante per entrare nei pensieri dei bambini, per vedere Milano e la vita quotidiana dalla loro prospettiva. Lo può fare chiunque visitando il sito andata-ritorno.it.

Parola ai bambini

Luisa – Sakura Sushi

Ho scelto il negozio di mio papà perché quando ero piccola a sei mesi sono andata in Cina e la mia nonna mi ha cresciuta, ci sono stata dieci anni, poi sono arrivata in Italia. Secondo me il mio papà e la mia mamma sono affaticati. Questo negozio è il primo negozio di mio papà in Italia, ecco perché ho disegnato il negozio Sakura Sushi!

Christian – fermata di autobus

La fermata del 65 si vede dalla finestra della mia scuola. Ogni giorno ne vedo diversi e tante persone che passano. Un giorno ho visto un cane che fa la cacca e il suo padrone l’ha raccolta.

Davide – Parco via Calabiana

Quel posto per me è speciale perché incontro quasi sempre i miei amici e perché fin da piccolo quando avevo uno o due anni mio padre e mia madre mi portavano ogni fine settimana. Mio padre mi portava e mi diceva sempre “devi diventare un calciatore professionista” e io ogni volta quando vado al parco o in oratorio, mi alleno nello stesso modo in cui mi allenava mio padre.

Elisa – il Barrio’s

Ho scelto il Barrio’s perché è molto colorato e allegro. Quando ero piccola ci andavo a girare con i miei amici Stella e Luca e i miei genitori. Infine lì ho imparato ad andare sui pattini a rotelle.

Marta – via Siusi/Palmanova

Per me questo posto è speciale perché io ed il mio gemello Davide ci andavamo sempre da piccoli. L’abbiamo soprannominato “parchetto dei matti” perché da piccoli lì ci scatenavamo come dei matti. È poco frequentato, quindi ce lo sentiamo tutto nostro!

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