Il futuro smart di Bisceglie, dai trasporti ad oasi urbana di tecnologia e socialità

Bisceglie
Bisceglie

«Due sono le alternative: Bi-sceglie». Questo diceva il compianto Giorgio Porcaro prima di rispedire a casa la sorella colta a pomiciare con il fidanzato nel film cult Si ringrazia la regione Puglia per averci fornito i milanesi. Anche la Bisceglie di Milano ha davanti a sé due alternative: rimanere quel che è, ovvero un hub di trasporti tattico (capolinea della Rossa, stazione di bus urbani e pullman extraurbani, con il grande parcheggio d’interscambio) ma piuttosto anonimo e disordinato, oppure cambiare, abbracciando le sfide del futuro. Opta decisamente per la seconda opzione l’architetto Mario Cucinella, che con il costruttore Borio Mangiarotti e il competence center Planet Idea, coinvolti in zona nell’ambiziosa opera di rigenerazione urbana SeiMilano, ha ideato Bisceglie play-hub.

È una delle trentacinque proposte arrivate a Palazzo Marino in risposta alla call for ideas lanciata dal Comune per immaginare la Milano del 2030 attraverso progetti in grado di riqualificare lo spazio pubblico a partire da piazze, nodi d’interscambio e aree dismesse che il nuovo Piano di governo del territorio vuole rivitalizzare. Cucinella ha pensato a una piazza tutta da vivere, con un parco sportivo, aree verdi, una grande pensilina smart e pavimentazione di nuova generazione in grado di produrre energia. «Intorno al nodo d’interscambio – spiega a Mi-Tomorrow l’architetto – sta nascendo SeiMilano che propone il tema della “città-giardino” e ci sembrava importante porre l’accento anche sull’hub, un’area molto importante per il quartiere che verrà, di cui è una delle porte d’ingresso, ma anche per quello che già c’è».

 

Che cosa prevede il progetto?

«In primis il potenziamento e la valorizzazione del nodo di scambio tra bus e metropolitana con un’unica grande copertura a onda e nuovi spazi da usare: non sarà più solo una distesa d’asfalto ma una vera e propria piazza. La sfida è far diventare Bisceglie un’opportunità a tutto tondo per la città e non più solo un servizio infrastrutturale: un luogo d’attesa, di scambio e anche di divertimento; una destinazione».

 

Spazi diversi, più funzioni: una nuova anima, insomma…

«Gli ingredienti, per la verità, ci sono già tutti: si tratta “solo” di rivedere l’area in una chiave contemporanea, con interventi che riescano anche a interpretare meglio i desideri delle persone che vivono in zona, perseguendo un modello di sviluppo urbanistico caratterizzato da una simbiosi tra architettura e paesaggio. I tempi sono maturi: questa parte di città, come altre, è cresciuta nel tempo e ha lasciato per strada un po’ di pezzi da finire. Noi completiamo quello che nella città sta maturando».

 

In che modo?

«Si tratta di spazi pubblici, nati magari mezzo secolo fa, dove si sono consolidate anche storie di persone: è qui che si deve lavorare, perché è anche questo che dà un’anima alla città».

 

Per realizzare progetti vincenti oggi l’alleanza pubblico-privato è essenziale?

«Io non vedo tante altre possibilità: da un lato il pubblico indica la direzione da prendere e, in questo, Milano è un’eccezione perché ha un’amministrazione che ha una visione; dall’altro il privato, pur dialogando per interessi economici, può avere un ruolo decisivo nella partecipazione al bene comune».

 

Funziona?

«È una formula vincente e il successo di Milano sta anche qui: la città non ha paura di affrontare la contemporaneità e ha capito che nella partita ci sono due soggetti in campo. Questa partnership, quando funziona, come dimostra Porta Nuova, dà grandi risultati e non è così scontato».

Il personaggio
Con Renzo Piano il progetto G124

Classe 1960, Mario Cucinella è considerato oggi tra i più importanti architetti europei. Laureatosi in Architettura a Genova, lavora dal 1987 al 1992 con Renzo Piano prima a Genova e poi a Parigi, dove nel 1999 fonda la Mca (Mario Cucinella Architects). Nel 2012 lancia Building Green Futures, organizzazione non profit che promuove lo sviluppo sostenibile attraverso l’architettura e la rigenerazione urbana. Dal 2014, ancora con Piano, lavora al progetto G124 per il recupero delle periferie italiane. L’anno scorso ha curato Arcipelago Italia, il padiglione italiano alla 16° Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.

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